5 Gennaio 2021

Rissa nel carcere dopo il brindisi di capodanno

Campania imprenditore

Rissa tra 2 detenuti dopo il brindisi di capodanno. “Un capodanno senza botti ma con le botte”

E’ accaduto ad Avellino, dove dopo il brindisi di capodanno è scoppiata una vera e propria rissa tra due detenuti.

A rendere noto l’accaduto è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Il segretario per la Campania del SAPPE Emilio Fattorello ha commentato: “Nella Casa Circondariale di Avellino è stato un capodanno senza botti ma non sono mancate le botte”.

La violenta lite è avvenuta tra due detenuti di origine calabrese, compagni di cella. I poliziotti che erano in servizio, sono riusciti a dividere i due contendenti, ma non con facilità. Il Sanitario dell’Istituto ha disposto per uno dei due, che ha riportato gravi lesioni, un ricovero urgente presso l’ospedale di Avellino. Il detenuto per le fratture e ferite riportate è stato dimesso il 1 Gennaio con 30 giorni di prognosi.

Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, ha affermato: “Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano di aggressioni, risse, violenze in carcere.”

“E purtroppo non vediamo azioni decise da parte di Ministero della Giustizia e Dipartimento Amministrazione Penitenziaria tese a tutelare i poliziotti, come ad esempio la fondamentale necessità di istituire le camere di sicurezza presso gli ospedali ed ogni altra iniziativa finalizzata a contrastare le aggressioni, le colluttazioni e i ferimenti si verificano costantemente, con poliziotte e poliziotti contusi, offesi e feriti e addirittura colpiti dal lancio di feci e urine dei detenuti, con celle devastate ed incendiate. Basta!”

“Non entriamo nel merito di eventuali amnistie, indulti e condoni: mi limito ad osservare che a poco servono se poi non seguono riforme strutturali”, conclude Capece.

“Fondamentale è eliminare l’ozio nelle celle. Altro che vigilanza dinamica. L’Amministrazione Penitenziaria, nonostante i richiami di Bruxelles, non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana”.

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