30 Settembre 2021

Mimmo Lucano condannato a 13 anni e 2 mesi: “Nemmeno a un mafioso”

Foto originale da profilo Facebook di Domenico Lucano

mimmo lucano, condannato, Riace,

L’ex sindaco di Riace è stato condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La replica: “Ho speso la mia vita per lottare contro le mafie, non c’è giustizia”

Il tribunale di Locri ha condannato in primo grado l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, a 13 anni e 2 mesi di reclusione e alla restituzione di 500 mila euro riguardanti finanziamenti ricevuti dall’Unione Europea e dal Governo. La sentenza, arrivata al culmine di un’inchiesta portata avanti nell’ambito dell’operazione “Xenia” che va avanti dal 2017, raddoppia (quasi) quella che era stata la pena richiesta dalla pubblica accusa: 7 anni e 11 mesi. Alla compagna Lemlem Tesfahun, invece, una condanna di 4 anni e 10 mesi a fronte della richiesta da parte del pm di 4 anni e 4 mesi.

I giudici hanno ritenuto Lucano colpevole di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa, peculato, concussione, turbativa d’asta, falsità ideologica e abuso d’ufficio. Il Tribunale ha anche disposto per l’ex sindaco l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

L’operazione “Xenia”

Mimmo Lucano era stato arrestato il 2 ottobre del 2018 e posto, in via cautelare agli arresti domiciliari, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Tuttavia, il giudice dichiarò infondate le iniziali accuse di concussione, truffa allo stato e abuso d’ufficio. In particolare, la gestone dei fondi sarebbe stata superficiale, ma da essa non sarebbe derivato alcun illecito. Successivamente, il tribunale del riesame revocò i domiciliari, disponendo però per l’ex sindaco il divieto di dimora a Riace.

Fra le principali accuse evidenziate nelle 1.200 pagine della richiesta di arresto dell’ottobre 2018 vi è quella di aver favorito matrimoni combinati con l’obiettivo di far ottenere a donne straniere il permesso di restare in città. I magistrati contestarono a Lucano anche un ammanco di 5 milioni di euro che sarebbero finiti nelle tasche di privati, anziché favorire l’integrazione dei migranti.

Mimmo Lucano: “Non ho parole, non ho neppure i soldi per pagare gli avvocati. Non so se per i delitti di mafia danno pene così pesanti”

È un Mimmo Lucano profondamente scosso quello che viene intercettato dai giornalisti subito dopo la lettura del dispositivo della sentenza di condanna. Prima di lasciare il tribunale di Locri ha ribadito di essere estraneo alle accuse: “Ho speso la mia vita per rincorrere ideali, ho lottato contro le mafie, anche per riscattare l’immagine negativa della mia terra e non lo so se per i delitti di mafia vi siano pene così pesanti… Oggi sono morto dentro, non c’è giustizia. Mi aspettavo un’assoluzione. Sarò macchiato per sempre per colpe che non ho commesso”.

Oltre a quelle profondamente umane, la condanna avrà inevitabilmente ripercussioni sulle prossime elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre. Lucano, infatti, è candidato al Consiglio Regionale della Calabria come capolista in tre circoscrizioni nella lista Un’altra Calabria possibile, a sostegno dell’attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris.

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