1 Dicembre 2016

Statali, contratti accordo per aumento medio di 85€

rinnovo contratto scuola ata

Statali accordo tra i sindacati ed il Governo per un aumento a regime di 85€

[ads1]

Ieri Governo e Sindacati hanno firmato un’intesa sul rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti, ormai fermo da 7 anni. Accordo destinato a 3,3 milioni di dipendenti della pubblica amministrazione. L’accordo nella parte economica (punto 3) prevede che “con le leggi di bilancio, saranno stanziate ulteriori risorse finanziarie che consentano di definire incrementi contrattuali in linea a quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori privati e comunque non inferiori a 85€ mensili medi”.

Inoltre, le parti si sono impegnate “…nella sede dei tavoli di contrattazione, a garantire che gli aumenti contrattuali, nel comune intento di ridurre la forbice retributiva…” per i livelli retributivi più bassi. Aggiungendo che “In coerenza con questo principio le parti si impegnano, nella sede dei tavoli di contrattazione, ad evitare penalizzazioni indirette, una volta verificate, prodotte dagli aumenti contrattuali sugli incrementi già determinati dall’art. 1 del DL 24 aprile 2014, n. 66 e successive integrazioni e modificazioni.”, cioè per non penalizzare i lavoratori che oggi percepiscono il bonus di 80€ e che rischiano di perderlo con l’incremento salariale.

La ministra Marianna Madia, in conferenza stampa ha spiegato che: «L’aumento sarà di 85 euro medi, abbiamo insistito sul fatto cheMadia siano medi» così da dare «maggiore attenzione e un maggiore sostegno ai redditi bassi, a chi ha sofferto di più la crisi e il blocco contrattuale». Aggiungendo: «non è detto che l’incremento sia uguale per tutti», andrà «di più a chi ha di meno».

L’accordo trova soddisfatti CGIL, CISL e UIL che hanno commentato che dopo anni di blocco della contrattazione, di promesse mancate, di sacrifici dei lavoratori, si intravvede una concreta possibilità di rinnovare i contratti.

Non sono della stessa idea il Segretario Generale di Confintesa, Francesco Prudenzano, che ha dichiarato: “Per chiarire l’equivoco in cui può incorrere un ignaro lavoratore alla lettura del titolo, non stiamo parlando della firma del nuovo CCNL, ma solo di un elenco di impegni che, per essere tradotti in fatti concreti, avrà bisogno di almeno altri 6/12 mesi. Infatti le procedure contrattuali, che come è noto si svolgono all’ARAN e non a Palazzo Chigi, non hanno visto neppure l’invio dell’Atto di Indirizzo sulle prerogative dei nuovi Sindacati rappresentativi, figuriamoci parlare del rinnovo del CCNL.”

Aggiungendo: “Lo sbandierato aumento medio di 85 euro lordi ci sarà, ma solo a regime, ovvero da fine 2018. Per gli anni precedenti, infatti, gli stanziamenti assicurano solo 15 euro lordi per il 2016 e 40 euro lordi per il 2017. L’incremento netto, che si aggirerà a regime intorno ai 50 euro mensili è assolutamente inadeguato a garantire la perdita di potere di acquisto delle retribuzioni del pubblico impiego dal 2009 ad oggi.”.

Marcello Pacifico, dell’Anief-Cisal, ha dichiarato: “non si comprende dove sta la copertura finanziaria dell’operazione: rispetto ai 5 miliardi promessi dalla Funzione Pubblica per gli 85 euro di aumento, c’è da subito un disavanzo enorme perché nella Legge di Stabilità sono meno di 2 i miliardi presenti. l’intesa raggiunta tradisce la volontà dei lavoratori. Perché ammesso che ci fosse la copertura finanziaria il Governo destina appena 850 milioni di euro per 2017 e questi vanno suddivisi tra 3,3 milioni di dipendenti, si ottengono appena 258 euro lordi annui. Che corrispondono a 20 euro lordi, ovvero 14 euro netti mensili. Ora, sempre l’esecutivo dice che ci sarebbero a disposizione anche altri 5 miliardi per l’intero triennio. Ma se ai 33 milioni di dipendenti pubblici dovrebbero essere destinati 85 euro lordi per 13 mensilità, da assegnare per i prossimi tre anni, servirebbero quasi 11 miliardi. E quindi, ancora una volta, l’impegno non può essere onorato.”.

[ads2]