Omicidio di Porta di Massa: la verità sulla morte di Gennaro Fittipaldi
Indagine della Dda Di Napoli sulla morte di Fittipaldi, il 24enne freddato a Porta di Massa il 18 maggio. Guerra per tangenti e business delle moto in sosta
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Accadeva esattamente due giorni fa, il 18 maggio, un evento che lasciava impauriti centinaia di studenti e passanti che in quel momento transitavano nei pressi di via Porta di Massa, sede delle facoltà di Giurisprudenza e di Lettere e Filosofia: l’omicidio del ventiquattrenne Gennaro Fittipaldi. Freddato da un unico colpo alla nuca, il giovane ex pregiudicato si accasciava nell’androne del palazzo presso il quale abitava, senza aver il tempo di realizzare quanto stesse accadendo.
Perché? In molti a chiederselo: studenti, passanti, commercianti; tante ipotesi, tutte legate al passato e al presente di Fittipaldi, quel legame con la camorra e con la criminalità organizzata dell’entroterra partenopeo. Poi la svolta: da quanto emerso dalle indagini della Dda di Napoli, guidata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice, si tratterebbe senza dubbio di omicidio volontario, di un agguato organizzato per eliminare un personaggio che cominciava a diventar scomodo ai piani alti della camorra. Fittipaldi era infatti riuscito ad inserirsi in un gruppo criminale emergente che da qualche tempo si occupava di ‘pizzi e usure’ nella Zona universitaria. Bar e paninoteche, piccoli insediamenti artigianali, ma non solo,anche e soprattutto tangenti e business delle moto in sosta nei pressi della sede di Giurisprudenza.
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