Napoli, emessi dieci provvedimenti Daspo per i protagonisti della rissa al San Paolo
Sono stati denunciati i protagonisti dei disordini del 30 agosto scorso, durante la partita Napoli-Sampdoria. Emessi dieci provvedimenti Daspo
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Non c’è pace per il quartiere Sanità di Napoli. A pochi giorni dall’omicidio di Genny, Gennaro Cesarano, il 17enne ucciso lo scorso 6 settembre da un proiettile vagante durante una sparatoria tra clan, la Polizia torna nel rione per una maxi operazione.
Sono state infatti effettuate dieci perquisizioni domiciliari ed emessi altrettanti dieci provvedimenti Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) nei confronti di dieci soggetti, accusati dei disordini avvenuti nella curva A dello stadio San Paolo, durante la partita Napoli-Sampdoria dello scorso 30 agosto. I dieci, tutti con precedenti penali, sono accusati di associazione per delinquere, porto abusivo di strumenti atti ad offendere e lesioni personali aggravate. Uno tra i denunciati è il giovane ritenuto autore dell’accoltellamento avvenuto al culmine della rissa.
Secondo i magistrati della Procura di Napoli, l’evento sportivo passa in secondo piano per questi ultrà: «Si ritiene che proprio la frequenza degli incidenti, la loro modalità di attuazione, l’ostentazione dei sentimenti di avversione alle forze dell’ordine e agli avversari, l’esposizione di striscioni sugli spalti contro la società del Napoli, i mezzi di informazione e le istituzioni, gli atti di prevaricazione in genere, rappresentino il segno di un vero e proprio programma che vincola gli appartenenti ai gruppi ultras nel perseguimento dei fini illeciti imposti dalla loro ideologia, la cosiddetta mentalità ultras».
Nel corso delle perquisizioni, la polizia avrebbe rinvenuto alcuni indumenti che i tifosi indagati indossavano domenica scorsa allo stadio San Paolo, il che rappresenterebbe – secondo gli investigatori – il riscontro della loro partecipazione agli incidenti. Secondo quanto emerso finora dalle indagini coordinate dalla Digos della Questura di Napoli, i disordini avvenuti il 30 agosto non sono collegabili all’omicidio di Gennaro Cesarano e a tutti gli eventi ad esso correlati.
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