7 Marzo 2019

Lussana: il direttore che non meritavamo e di cui non avevamo bisogno

lussana

Dopo Filippo Facci e Cruciani, il premio alla miglior interpretazione di odiatore di Napoli va a Vittorio Lussana, chi?

Ci mancava solo Lussana – Insomma, ormai ne vediamo e leggiamo di tutti i colori.

Che gli africani sono stupratori seriali, che gli immigrati sono per natura spacciatori, violenti, che non hanno voglia di “progredire”.

E non importa se fino a qualche anno fa, erano i cittadini del sud Italia ad essere etichettati in questo modo.

Gli italiani del sud hanno un difetto, dimenticano troppo presto e facilmente.

Al nord invece qualcuno ricorda ancora gli elogi fatti ai conterranei meridionali.

Su questo argomento un grande Andrea Pennacchi ci ha scritto e recitato un monologo che vi invitiamo a guardare.

Uno di questi, genio indiscusso è tale Vittorio Lussana, direttore di laici.it.

L’irreprensibile Lussana, che non sapevamo facesse anche il direttore di una testata giornalistica ha deciso di buon mattino di sparare a zero su Napoli e i napoletani che a suo dire sono

una popolazione, consuetudinaria, bugiarda e sleale, che considera il cibo una sorta di totem tribale, che non conosce regola né legge, che finge una simpatia teatrale sostanzialmente al fine di dissimulare un egoismo individualista gretto e meschino, che teorizza unicamente il metodo del ricatto, della calunnia e della truffa per vivere”.

Ma anche “di cattolici tradizionalisti miserabili, inchiodati alla supplica paternalista borbonica. Borbonici i quali, al referendum del 1946, votarono in massa a favore dei Savoia per pura abitudine alla sudditanza e alla dissimulazione”.

Il suo post in versione integrale:

“Inutile sottolineare i fatti di San Giorgio a Cremano, luogo che conosco palmo a palmo e che disprezzo con tutto il cuore come la località più arretrata d’Europa.

L’aspetto più grave, ovviamente, è la sostanziale indifferenza di chi poteva intervenire in difesa della ragazza abusata e non lo ha fatto:

la spia più evidente di una popolazione, quella napoletana, consuetudinaria, bugiarda e sleale, che considera il cibo una sorta di totem tribale,

che non conosce regola né legge, che finge una simpatia teatrale sostanzialmente al fine di dissimulare un egoismo individualista gretto e meschino, che teorizza unicamente il metodo del ricatto, della calunnia e della truffa per vivere.

E’ persino incredibile che un ragazzo splendido come Massimo Troisi abbia avuto i propri natali in una zona del Paese che più incivile, parassitaria e maledetta di così è impossibile immaginare.

E specifico, ancora una volta, che non si tratta di una forma di razzismo nei confronti del meridionali: il mio rancore, assolutamente motivato, è solo e unicamente indirizzato contro i napoletani.

Una progenie di sofisti che aprono bocca alla mattina e non la chiudono nemmeno quando vanno a letto la sera, perennemente impegnati in una prolissità astratta la quale,

oltre a non trovare mai alcuna realizzazione concreta di quanto si dice o si afferma, alla fine risulta persino deleteria, poiché li rende prigionieri di un’automaledizione che,

vivaddio, peggiora le loro condizioni giorno dopo giorno, dipingendoli esattamente per quello che sono:

una popolazione di cattolici tradizionalisti miserabili, inchiodati alla supplica paternalista borbonica.

Borbonici i quali, al referendum del 1946, votarono in massa a favore dei Savoia per pura abitudine alla sudditanza e alla dissimulazione.

lussana

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