25 Aprile 2016

Leggende partenopee: Colapesce

Colapesce

Forse non tutti ci hanno fatto caso, ma nei pressi di Mezzocannone c’è un piccolo bassorilievo raffigurante un uomo con un pugnale nella mano destra. Si dice che quell’uomo sia Nicola Pesce, chiamato Colapesce, e che usasse quel coltello per sventrare i pesci da cui si faceva inghiottire per percorrere grandi spazi in mare aperto

[ads1] Si sa, Napoli è la città del mistero, e nasconde storie su cui vale la pena indagare più a fondo. Le leggende partenopee sono tantissime, e ciascuna di esse provoca negli animi sentimenti e sensazioni differenti: commozione, tristezza, allegria… Alcune tenerezza e malinconia. Tra queste, l’antica leggenda di Colapesce.

Nicola Pesce adorava il mare e fare immersioni lunghe ore per scoprire il meraviglioso mondo marino. La madre era però esasperata dal fatto che il ragazzo trascorresse l’intera giornata in acqua, e senza volere lo maledisse: “Che putess diventa nu pesce”. Da quel momento Nicola visse da pesce, per il resto della sua vita.

Spesso Cola si faceva inghiottire da enormi pesci per percorrere lunghe distanze, dopodiché tagliava loro il ventre con il pugnale che portava sempre con sé, e usciva sano e salvo, pronto per compiere nuove indagini.

L’incredibile storia di Nicola Pesce arrivò fino all’orecchio del re, il quale volle incontrarlo per affidargli alcune missioni: una volta gli chiese di descrivergli il fondo del mare, e il ragazzo gli disse che era pieno di coralli e pietre preziose; un’altra volta gli ordinò di discendere nelle misteriose grotte di Castel dell’Ovo, e Cola risalì in superficie portando manate di gemme. Un giorno il re gli commise di viaggiare verso la Sicilia e di capire come l’isola potesse galleggiare sul mare. Al suo ritorno, Nicola riferì che questa era retta da tre colone: la prima era forte e stabile, la seconda leggermente scheggiata, e la terza stava per frantumarsi.

Non contento, il re volle testare fino a quale profondità il ragazzo riuscisse ad arrivare e decise di metterlo alla prova: Colapesce doveva seguire e riportare in superficie una palla di cannone che sarebbe stata scagliata nel mare. Nicola sentiva in cuor suo che non sarebbe mai più tornato, ma obbedì agli ordini. Cola nuotò e nuotò, fin quando le acque si fecero così scure da non lasciar intravedere neanche un raggio di sole. Il ragazzo-pesce restò per sempre sul fondo dell’oceano.

Secondo la versione più diffusa della leggenda, Cola decise di restare sott’acqua per sorreggere la terza colonna che ormai era crollata, ed evitare, quindi, che la Sicilia sprofondasse.

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