17 Luglio 2015

Herculaneum, parla Renato Mazzamauro: “Stiamo facendo un grande mercato”

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Il vicepresidente dell’Herculaneum, Renato Mazzamauro, parla della sua passione per il calcio, della capacità del direttore Mignano e dell’amore dei tifosi verso la squadra

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Ha sempre lavorato nell’ombra, in sordina, senza mai voler uscire allo scoperto. Renato Mazzamauro, vicepresidente dell’A.V. Herculaneum 1924 e figlio del presidente onorario Alfonso, non ama apparire, preferisce il lavoro alle copertine, ma è tra le anime della società, assieme allo zio Ciro Mazzamauro. Renato c’è da sempre, da sei anni, da quando è nato l’Atletico Vesuvio e, nonostante la sua giovane età, ha sempre lavorato assieme al direttore sportivo, poichè grande appassionato di scouting e di calcio manageriale. Dopo sei anni di silenzio, Renato ha deciso di uscire allo scoperto e di raccontarsi a 360°. Ecco l’intervista:

Cominciamo dalle basi. Come è nata la tua passione per il calcio?Herculaneum

“Partiamo dal presupposto che non ho mai praticato il calcio giocato, sin da bambino ero portato per altri sport come il nuoto e la scherma ma ho sempre guardato al calcio con passione e ammirazione. Non ho mai pensato di giocarlo a livello agonistico, ho sempre apprezzato il lato manageriale di questo sport e amo cercare talenti e studiare approfonditamente i meccanismi tecnico-tattici delle squadre. E’ nato tutto con la conoscenza e la profonda amicizia di famiglia con Filippo Fusco, che anni fa era il direttore sportivo del Napoli. Attraverso l’amicizia con Filippo ho cominciato, sin da piccolo, ad appassionarmi e a guardare partite su partite, cercando calciatori interessanti in tutto il mondo e seguendo in particolar modo il calcio sudamericano. Ad esempio quando mi piaceva un calciatore sentivo Fusco e ne parlavamo assieme, notai talenti come Antonio Pacheco, che poi è andato all’Inter, e Romagnoli dal Sudamerica”.

Come è nata l’idea di fare calcio?

“E’ una questione di DNA. Mio nonno, anch’egli grande appassionato di calcio, è stato il presidente dell’Inter San Giorgio. L’idea non è nata per caso, mio padre ha desiderato continuare la tradizione familiare con la spinta motivazionale da parte mia e di mio zio Ciro; è stato così che abbiamo deciso di intraprendere quest’avventura sei anni fa. Tutto è iniziato dalla Prima Categoria, dove insieme ad altri soci abbiamo acquistato il titolo del Comprensorio Mariglianese e quell’anno facemmo un gran campionato da neofiti del calcio. Arrivammo terzi in classifica, riuscimmo a battere ad esempio una squadra importante come il Miano, che a fine anno vinse il campionato. Caso Naturale, che ieri ha rinnovato il contratto, ci segue da allora e da quel momento mai ci ha abbandonato e forse è per questo motivo che siamo così legati a lui dal punto di vista umano”.

Che ruolo avevi nei primi anni di calcio?

“Formalmente ho sempre ricoperto il ruolo di vicepresidente, ma in realtà ho sempre affiancato i direttori sportivi, perchè la mia passione per la ricerca del talento e per il mondo manageriale mi ha sempre trascinato. Nei primi anni è stata dura, da neofita ero bravo a trovare ragazzi promettenti, ad esempio visionai Caso Naturale in uno stage fatto dall’allora mister Roberto Grimaldi a San Giovanni a Teduccio. Non lo scoprii certamente io, proveniva dal settore giovanile del Savoia, ma fu frenato da un’infortunio al ginocchio che lo tenne fermo per tre anni, mio padre gli ha dato la possibilità di tornare al calcio giocato e il nostro più grande merito è stato quello di continuare a credere in lui. Le mie difficoltà iniziali erano gestionali: non è sicuramente facile gestire dei ragazzi che hanno la tua stessa età, nonostante il ruolo dirigenziale che ricoprivo. Con il tempo e con l’aiuto di Pasquale Lucignano, che reputo il mio maestro sono riuscito a crescere da questo punto di vista”.

E’ stato con Pasquale Lucignano che hai cominciato a lavorare assieme al direttore sportivo? Raccontaci gli inizi dell’Atletico Vesuvio.

“Sì, abbiamo cominciato a lavorare insieme, con la nascita dell’Atletico Vesuvio. Il primo anno ci salvammo senza difficoltà, il secondo costruimmo un’ottima rosa prendendo giocatori del calibro di Robustelli, Falanga, che tutt’ora ci segue, l’uruguaiano Parlacino che scovai nella Serie A uruguaiana, Bracco e Raffa, tutti calciatori molto bravi. A dicembre eravamo in zona playoff, poi qualcosa è andato storto, non saprei cosa precisamente, forse per le idee troppo differenti dei dirigenti che c’erano all’epoca: a fine anno purtroppo retrocedemmo per un punto. Quella per me non fu una sconfitta, ma una sana esperienza di crescita, i veri uomini si vedono nella capacità di rialzarsi e credo che io e mio padre abbiamo questa qualità”.

Dopo l’esperienza con l’Atletico Vesuvio è arrivato l’Herculaneum. Amore a prima vista.

“Tutt’ora non posso far altro che ringraziare Gerardo Esposito e Gennaro Iardino che ci hanno proposto l’idea. Ercolano è una piazza fantastica con un pubblico caldo e appassionato, ci siamo tolti la soddisfazione di vincere il campionato al primo anno grazie agli enormi sacrifici della mia famiglia e alla grande professionalità di mister Ulivi che ringrazierò sempre e che reputo un grande allenatore. Purtroppo nel calcio i cicli prima o poi finiscono ed era giunto il momento di dividere le nostre strade, ma è anche grazie a lui se siamo arrivati fin qui. Ad Ercolano si può fare calcio a 360 °, il pubblico è spettacolare, l’impianto sportivo, nonostante i limiti strutturali, è comunque all’altezza, il problema è che dal punto di vista economico non ci sono figure che sostengono, anche parzialmente, i nostri sacrifici e lo stesso si può dire per una parte di pubblico e per l’amministrazione comunale. Pur rappresentando la prima squadra della città paghiamo 17.000 euro di fitto per il campo al Comune di Ercolano e non ci è concessa la possibilità di creare una scuola calcio. Anche gli imprenditori della città potrebbero sostenerci: dal punto di vista imprenditoriale ad esempio un ristoratore gioverebbe tantissimo da una sponsorizzazione. Tra il nostro pubblico e quello ospite di solito la domenica raggiungiamo circa mille presenze e se anche cento di queste persone andassero a pranzo nel ristorante sponsor ufficiale dell’A.V. Herculaneum 1924 sarebbe un male per loro? Credo di no, noi vogliamo far crescere la squadra, ma vogliamo portare soprattutto in alto la città, che ha attrattive importanti dal punto di vista turistico e culturale, basti pensare agli Scavi e al Vesuvio. Ercolano ha grosse potenzialità, noi vogliamo metterle in luce”.

Ad oggi che ruolo hai nella nuova dirigenza?

“Formalmente il mio ruolo è rimasto lo stesso, nell’organigramma figuro come vicepresidente, ma i ragazzi mi definiscono “uomo ombra”, perchè non mi vedono mai, ma sanno bene che ci sono sempre dietro le scelte societarie, che parlo spesso con il mister e soprattutto con il direttore sportivo, con il quale mi piace lavorare braccio a braccio”.

Come ti trovi a lavorare con il direttore Mignano e che differenze hai trovato rispetto agli scorsi anni?

“Marco è una persona eccezionale, dal punto di vista professionale non sbaglia nulla e lo reputo un maestro nel suo lavoro. Non me ne voglia nessuno, ma se il mio primo mentore è stato Pasquale Lucignano, posso affermare che dal mio attuale direttore sto imparando tantissimo, è una persona che ha fatto calcio ad altissimi livelli e potrebbe insegnare. Nonostante Marco abbia maturato un’esperienza importante, ha comunque l’umiltà di ascoltare il mio pensiero, lavoriamo insieme nel quotidiano e posso dire che forse è il primo anno in cui le idee di tutto il gruppo si incontrano”.

Emiliano Amata ha fatto parte del progetto Herculaneum. Come ti trovavi con lui?

“Quando Emiliano ha iniziato con noi, era anch’egli un neofita, poichè veniva dalla Pallavolo, nella quale aveva raggiunto ottimi risultati. La sua esperienza dirigenziale ha giovato alla nostra società sia dal punto di vista manageriale che dal punto di vista burocratico, era un vero e proprio tuttofare, insieme ci occupavamo della costruzione della squadra, ma autonomamente si occupava di tutte le pratiche burocratiche prima dell’arrivo di Massimo Savoia. Nutrirò sempre un grande rispetto nei confronti di Emiliano, mi dispiace che per il momento, dopo la separazione dalla nostra famiglia, non sia riuscito a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato. Gli auguro di raggiungere le sue ambizioni in un futuro prossimo”.

Hai partecipato anche tu alla scelta di mister Vitter?

“Insieme alla società avevamo pensato a molti nomi, poi abbiamo virato su Vitter, allenatore che ha vinto molto e che può portare alla nostra squadra grande esperienza. La scelta di un mister importante come lui era doverosa perchè vogliamo puntare in alto e Pasquale è l’uomo giusto. Ho parlato con lui, è una persona preparatissima sotto tutti i punti di vista, è un allenatore di categoria superiore. Dal punto di vista tecnico-tattico ama il 4-2-3-1, ma è un allenatore camaleontico, gli piace cambiare modulo a partita in corso, ma non voglio rivelare le sue idee tattiche per non avvantaggiare gli avversari”. 

Hai lavorato con Mignano per costruire la nuova rosa. Sei soddisfatto dei nuovi arrivi?

“Nella scorsa stagione il nostro deficit principale è stato la mancanza di una prima punta d’area di rigore. Reppucci veniva da un infortunio importante e non siamo riusciti a recuperarlo al meglio, mentre Imparato ha caratteristiche diverse da quelle della prima punta classica. Quest’anno come primo acquisto abbiamo puntato tutto su El Ouazni, grazie a Marco che lo conosceva da tempo. Ho visto molte sue partite e posso tranquillamente affermare che è un top player per la categoria oltre ad essere un grande uomo squadra, che non si risparmia mai correndo anche per i compagni. Conoscevo bene Marco Tufano, l’ho apprezzato avendo seguito la Sarnese di mister Vitter, nel 4-2-3-1 si sacrifica molto, aiuta sia in fase difensiva che offensiva, sa verticalizzare e ha doti tecniche importante. Coppola e Di Franco hanno calcato campi importanti, serviranno alla causa assieme a Carnicelli, bomber puro. Per quanto riguarda i riconfermati la mia scommessa è Raffaele Pianese, l’anno scorso abbiamo visto solo metà delle sue qualità, perchè è arrivato a dicembre dopo un lungo stop di un anno e mezzo. Il prof. Raffaele Santoriello ha il compito di metterlo in forma sin da subito, lui è una figura importantissima nella nostra società e lo ringrazio sempre, i ragazzi hanno giovato tantissimo delle sue moderne tecniche ci allenamento come il GPS, utilizzato anche da Sarri al Napoli. Sono sicuro che riuscirà a ripetere i grandi risultati dello scorso anno con il suo lavoro”. 

Può definirsi chiuso il mercato dell’Herculaneum?

“No, resterà aperto fino a fine agosto, c’è ancora tempo per pensare agli ultimi ritocchi. Compreremo ancora un paio di “over”, mentre assieme al mister e a Marco Mignano, sto lavorando alla ricerca di giovani talenti da inserire nella Juniores e nella prima squadra per concludere la rosa. Il mister ha fatto quattro stage, alcuni di questi ragazzi si uniranno alle nostre squadre, ma io e Mignano stiamo cercando qualche ragazzo anche fuori regione, vogliamo calciatori pronti per un campionato di vertice che completino una rosa fatta di 22 giocatori all’altezza”.

Per concludere, un tuo saluto ai tifosi.

“Vorrei dire ai tifosi di stare tranquilli, sta tornando la grande Ercolanese dei vecchi tempi, la mia promessa è quella di avere sempre l’ambizione di puntare in alto, vogliamo portare il vero calcio ad Ercolano e con tanto cuore e passione lo stiamo facendo e posso assicurare che assieme a mio padre e al presidente Annunziata continueremo a farlo. Forza A.V. Herculaneum 1924!”.

Ufficio stampa ASD A.V. Herculaneum 1924 – Dario Gambardella

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