28 Febbraio 2020

Elisa: quando i social sono deleteri per la nostra cultura

elisa

Si chiama Elisa De Panicis l'”influencer” che pensa al coronavirus come un’amichevole sportiva e il sud che “vince contro il nord”: “la cosa più bella del coronavirus…”

Da Elisa a “elisi” il passo è…bello, almeno per lei.

Al netto de “la questione social” e di come debba essere usato e/o regolato, la legione degli imbecilli o sedicenti influencer è sempre lì, pronta a sparare cavolate sugli argomenti topic del giorno.

Sebbene molti chiedano a questi esemplari di squallido egocentrismo di parlare solo di ciò che li compete, ogni tanto qualcuno o qualcuna esce fuori dal coro facendola più grande del normale.

E’ il caso di Elisa de Panicis, al curriculum concorrente del GF Vip ma ancor prima corteggiatrice di uomini e donne che ha ben pensato di farsi una grassa risata sulla vita dei cittadini lombardi e veneti messi in quarantena così “non possono scendere più al sud”.

Come se il coronavirus fosse un simpatico torneo di calcio e a giocarselo fossero polentoni contro terroni e dopo una pizza col mandolino o un risotto alla milanese i vincitori (quelli che subiscono meno vittime) si riuniscono tra un brindisi e una risata, in un caloroso grido di vittoria contro i morti dell’altra squadra.

E questa per la De Panicis: “è la cosa più bella del coronavirus”.

Resta da capire quanto abbia significato il termine “influencer” e quanto valore abbia oggi arrogarsi il diritto di farsi chiamare in questo modo, pur sparando cavolate di questo tipo.

Arrivano le scuse, non scuse

Dopo li fiume di accuse e insulti (insulti che va detto condanniamo), arriva la giustificazione naturalmente sempre su instagram che ha il sapore di essere una cosa ancor peggiore della presa in giro iniziale:

“Ragazzi, era solo una battuta per sdrammatizzare tutta la situazione che c’era in Italia. Era per dire che… dato che i voli erano tutti bloccati, tutti i treni erano bloccati, ho detto: se dovessi guardare la positività di tutto ciò siamo bloccati in Italia. Ero a Milano, tutto qui.”.

Già, tutto qui.

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