Napoli out da Coppa Italia, di chi è la “colpa”?
Il Napoli è stato eliminato dalla Coppa Italia_ e già è caccia al colpevole. Spalletti il primo indiziato, poi i titolarissimi
Il Napoli viene eliminato dalla Coppa Italia con la Cremonese al Maradona, e già assistiamo alle prime divisioni interne di una piazza che proprio non riesce a darsi pace e discutere serenamente tra chi ha opinioni diverse.
Il massiccio (di più, quasi totale) turn over di Luciano Spalletti per gli ottavi di Coppa Italia ha fatto e fa discutere tifosi e giornalisti in merito all’opportunità di schierare dal 1′ una squadra che – in pratica – non aveva mai giocato insieme.
La platea, come di consueto, si divide tra chi sostiene che il turn over fosse scelta saggia, per risparmiare i calciatori che hanno tanti, forse anche troppi minuti nelle gambe e regalarne a chi, di contro, non è stato che comparsa nella porzione di stagione fin qui disputata.
Come sempre, se si vuol aderire al principio di realtà e non andare a divagare nelle dissertazioni metafisiche del ciò che poteva essere (e non è stato), dobbiamo dire che la controprova non l’abbiamo e non l’avremo mai. Spalletti ha fatto bene a schierare una formazione “nuova” per 10/11esimi? Data la sconfitta, seppur ai rigori, diremmo di no. Ma c’è da operare dei distinguo: le cosiddette seconde linee avevano segnato nel rimo tempo due gol, riuscendo a ribaltare l’iniziale svantaggio. Il pareggio della Cremonese è arrivato all’87’, quando in campo c’erano Politano, Lobotka, Anguissa, Kim e Zielinski.
Allora, la “colpa” del pareggio – e della mancata rimonta nei supplementari nonostante la superiorità numerica – è dei titolarissimi? Qualcuno sostiene di sì: secondo costoro, il Napoli è fuori dalla Coppa Italia perché “tradito” dai titolari, a cui Spalletti aveva demandato il semplice compito di mettere il risultato in ghiaccio per ottenere un facile passaggio del turno.
Eppure, pare che si dimentichino alcuni aspetti, di cui pur si deve tener conto per valutare con quanta più oggettività possibile i fatti accaduti in campo. In primis, il gol nasce da una disattenzione di un Bereszynski che già non aveva brillato per tutti gli 87′ disputati e di un Olivera che, pur non sfigurando, non aveva costituito risorsa irrinunciabile. Due “riserve”, anche se con una postilla fondamentale: Olivera potrebbe essere considerato un titolare aggiunto, avendo disputato 961′ in tutte e tre le competizioni, dunque ben 9 partite su 25, più di un terzo del totale. Perché tenere in campo il neo arrivato dalla Sampdoria, nonostante la prestazione tutt’altro che sfavillante e dei meccanismi evidentemente ancora da oliare? Al 102′ è entrato in campo anche Osimhen, il risultato – però – non è cambiato lungo tutti i supplementari. Dunque, a conti fatti, a fine partita c’erano 7/11esimi di titolari effettivi. Colpa dei titolari, che non hanno saputo aggredire la gara? Sono entrati in campo svagati, determinando l’eliminazione dalla Coppa Italia? A noi sembra che, più che cercare “colpevoli”, sia il caso di analizzare i fatti. Perdere una partita può capitare. Farlo contro in una partita secca, contro l’ultima in classifica, però, brucia. Ed impone qualche riflessione.
Al di là del parziale di 2-1 maturato nel primo tempo, sarebbe il caso di interrogarsi su quanto fosse importante, per gli azzurri, restare in questa competizione. Competizione spesso boriosamente sminuita da addetti ai lavori e tifosi, che oggi quasi hanno gioito della “liberazione” da un simile peso. Ci piacerebbe sapere cosa avrebbero detto se il Napoli avesse passato il turno. Se avrebbero magnificato la Coppa Italia, tra i pochissimi trofei vinti dal Napoli in era De Laurentiis, e quindi a nostro parere trofei da onorare e trattare con rispetto.
La lotta “fratricida” che ne è nata tra sostenitori della “colpevolezza” di Spalletti e quelli della “colpevolezza” dei titolarissimi è tornata ad imperversare a mezzo social. Con tanto di stracci che volano da una parte e dall’altra, nel tentativo di sbandierare una supposta superiorità di conoscenze calcistiche e d capacità di lettura della gara. Molti di questi stringono forte in mano l’invisibile patentino da “tifoso vero”, che non si sa dove l’abbiano comprato, o da chi l’abbiano avuto in dono. Attendiamo di saperlo, di grazia.
Quello che possiamo dire è che l’acrimonia che serpeggia a Napoli, da una parte e dall’altra, è sempre pronta a riverberare al primo passo falso degli azzurri. E l’occasione dell”eliminazione del Napoli dalla Coppa Italia rappresentava piatto ghiotto per i famelici di primati inventati. Il fatto è uno: il Napoli ha perso una gara abbordabile, contro un avversario abbordabile, uscendo fuori da una competizione abbordabile ed ampiamente alla sua portata. Non servono dita puntate in segno di attribuzione di colpe che non esistono e che – in ogni caso – non sta a noi attribuire. Serve una seria riflessione sugli obiettivi di questa squadra e sulla concentrazione di cui è capace anche di fronte ad impegni sulla carta semplici, ma che potrebbero nascondere enormi insidie. Perché snobbare una coppa a noi sembra un minus, una resa, una velata (ed inconsapevole) ammissione di debolezza. Quasi a dire: “possiamo lottare su un unico fronte concretamente, il resto ci interessa poco”. Quando lo fece Sarri fu mediaticamente fustigato. Proviamo a non commettere più) lo stesso errore.
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