25 Aprile – La fine e la speranza di un mondo migliore
25 Aprile – La quarta e ultima storia sulla liberazione d’Italia ci mostra come un palazzo bellissimo all’apparenza, possa nascondere fondamenta deboli…
25 Aprile La liberazione è oggi raccontata come il giorno in cui il nazismo e il fascismo furono spazzati via definitivamente dall’Italia ma non senza la coda di ombre e disastri sociali.
Disastri trascinati ancora oggi nella maldestra sub-cultura del nostro paese.
Il mito della mafia americana
Come avete potuto leggere nella storia precedente, Charles Poletti fu inviato a Napoli ufficialmente per sbrigare la burocrazia inerente ai rapporti tra le donne italiane e i soldati americani ma Poletti gestiva di fatto una seconda attività non affatto legale…
Insieme alla mafia italo americana, a cosanostra e a Charles (Lucky) Luciano, il legale gestiva una fitta rete di furti di viveri e merce di ogni tipo della delinquenza locale semplicemente mettendo a tacere i militari che trasportavano le merci soprattutto di sera, quando cominciava il coprifuoco.
La maggior parte della merce compariva magicamente il mattino seguente sulle bancarelle tra i vicoli di Forcella.
Paradossalmente, tra i “soci” di questa economia nera vi erano proprio molti ufficiali americani intenti a consegnare sottobanco la merce.
Ovviamente aumentarono le rapine e la delinquenza organizzata non esitò a mettere in mano ai ragazzini armi di ogni tipo.
Ne è una testimonianza un articolo intitolato il bambino col mitra di Arrigo Benedetti su l’Europeo.
Nel frattempo le truppe avanzavano verso nord e fu proprio il 25 Aprile del 1945, dopo la liberazione di Bologna, Genova e Venezia che il CLNAI ovvero
il comitato di liberazione Nazionale Alta italia, presieduto da Pertini, Valiani Pizzoni Longo e Sereni, proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori.
Il CLNAI chiese alle cellule partigiane attive nel resto del nord, di attaccare i presidi nazi-fascisti imponendogli la resa totale al grido di “arrendersi o perire”.
Dunque la data che noi commemoriamo non è la fine dell’oppressione fascista,
anche perché il termine effettivo della guerra sul territorio italiano con la resa definitiva delle truppe nere, si ebbe solo il 3 Maggio come fu formalizzato anche nella resa di Caserta.
Solo nel 1946 e su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi,
il re Umberto II, allora principe e luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946 emanò un decreto legislativo luogotenenziale che ne disponeva la ricorrenza festiva.
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