1 Ottobre 2015

SchermoNapoli Corti, terza giornata al Napoli Film Festival

Corti

Il terzo appuntamento per il concorso del Napoli Film Festival dedicato ai cortometraggi si è contraddistinto per un’alta qualità complessiva di tutti i corti proiettati al cinema Metropolitan

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Un’ottima giornata quella di merc0ledì 30 settembre per i corti in gara al Napoli Film Festival. La serie di cinque corti (preceduti dalla proiezione dello splendido lavoro della regista portoghese Sara De Jesus Bento per AltoFest – Film in residenza 2015) si è contraddistinta per un alto livello qualitativo generale, sia per il gusto estetico delle riprese, che per la profondità dei temi trattati. La riproduzione dei corti è stata intervallata da interviste ai registi presenti.

“In-contro” (Ita/Pt, 12′, 2015) è parte integrante del progetto “Film in residency”, in collaborazione con Altofest. La regista portoghese Sara De Jesus Bento è stata ospitata per quindici giorni al Serendipity swap & shop, dove ha potuto osservare i luoghi di Napoli e conoscere le esperienze e le memorie dei cittadini legate ad essa, per riprodurle divinamente nella sua opera cinematografica. Napoli vive nelle riprese, molte effettuate dalla residenza della regista in diversi orari della giornata, e nei racconti delle persone intervistate, riportati attraverso dei sottotitoli in inglese.

“Eros kai Psychè” (Ita, 10′, 2015) di Giovanni Mazzitelli e la sua allieva Federica Pezzullo è un corto sulla violenza “travestita” da amore. Intitolato come il celebre mito greco, narra la storia di due giovani innamorati (raffigurati nudi in un’idilliaca scena iniziale all’interno di un aranceto) all’inizio perfetti; ma l’oscurità sta per abbattersi sulla loro relazione. Il cortometraggio, tra tematiche sociali (la violenza sulle donne) e letterarie (l’amore inteso come forza creatrice nel mito, e distruttrice nel film), è stato candidato alla sezione non competitiva nella scorsa edizione del Festival di Cannes.

“Il fiume giovane” (Ita, 20′, 2014) di Carlos Solito è ambientato nel suggestivo parco di Villa D’Ayala, nei pressi del comune di Valva (Sa). Protagonisti sono quattro bambini, abitanti di due comuni nella valle del Sele, che fanno la conoscenza di un vecchio pescatore, nonostante l’opposizione dei genitori. Macario, questo il nome del pescatore, li esorta a scoprire le bellezze della valle, esplorando il corso del fiume Sele, dalla sorgente (grotta della Mamma), alla foce, nei pressi di Paestum. E così, il fiume diventa metafora di vita, in un cortometraggio ricco di arte e poesia, che riflette sullo scorrere inesorabile del tempo e della vita.

“Lara” (Spa/Ita, 5′, 2015) del regista spagnolo Ivàn Ruiz Flores è forse il più malinconico tra i corti proiettati, nonchè quello più influenzato dal teatro. Girato in bianco e nero, il cortometraggio narra la storia di Lara, attraverso le sue parole (in lingua originale e sottotitolate in italiano); un emozionante monologo, ricco d’amore, passione e sofferenza, una ricerca psicologica nei meandri dell’anima della protagonista e dell’uomo di cui è innamorata.

“Chell’ ca sent” (Ita, 3′, 2015) è diretto da Andrea Accennato, socio fondatore del Controlzeta Lab, un laboratorio di animazione classica e illustrazione. Il corto è un videoclip musicale animato, che parte con il furto della testa di sfinge della statua del corpo di Napoli. Protagonista è la chiave di violino dello spartito della canzone, che parte all’inseguimento del ladro. Una continua lotta tra bene e male (attraverso i simboli di Masaniello e del Munaciello) in una città multietnica come la nostra; un video contro il razzismo e per l’integrazione dei popoli.

“Per un’ora d’amore” (Ita, 27′, 2014) di Edgardo Pistone è l’ultimo e il più lungo dei corti proiettati. Narra la storia di Pasquale Esposito, un uomo che sopravvive facendo piccoli lavoretti nel quartiere. Ambientato a Rione Traiano (luogo dove il regista vive), Per un’ora d’amore è il racconto della vita disperata di un uomo, dal disperato bisogno anche di una sola ora d’amore (come recita l’omonima canzone dei Matia Bazar), che lo porteranno ad un’inesorabile fine. Recitato in lingua napoletana (con i sottotitoli in italiano), il corto, ispirato dalle storie narrate dallo stesso Pasquale al regista, non è per i deboli di cuore; i temi affrontati lo rendono crudo ed esplicito, ma estremamente interessante e per nulla banale. Uno tra i corti più riusciti.

Se siete interessati alle giornate precedenti dedicate al concorso SchermoNapoli Corti, cliccate qui e qui.

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