2 Novembre 2020

Puozze schiattá: sapete come nasce questo modo di dire?

Napoli: una miriade di modi di dire e detti popolari. Chi conosce come nasce l’espressione ‘Puozze schiattá?’

Puozze schiattá: a chi non è mai capitato di rivolgersi in questo modo ad un amico in tono scherzoso o nei riguardi di qualcuno che ci ha fatto perdere le staffe. Ma cosa significa questo modo di dire e come è stato introdotto nel linguaggio napoletano?

A far chiarezza ci ha pensato un post beccato su Facebook poco fa e che riportiamo integralmente perché lo riteniamo parecchio interessante:

“PUOZZE SCULÀ” / “PUOZZE SCHIATTÀ”…
Non più di moda tra le varie maledizioni in lingua napoletana, ma di certo le più macabre e forti, in virtù di ciò che si voleva augurare.
Letteralmente “POSSA TU COLARE” e “POSSA TU SCOPPIARE” e fanno riferimento ad un tipo di sepoltura che, rivendica la sua usanza nel periodo tra il IX e il XVIII secolo, dove la pratica era quella di posare i cadaveri su delle “cantarelle”, cioè dei sedili in pietra forati che lasciavano scolare i liquidi della salma, tale operazione si chiamava “SCULATURA”, invece quando i corpi non scolavano, spesso si gonfiavano e “SCHIATTAVANO”, da qui la locuzione “PUOZZE SCHIATTÀ”.
Napoli, in particolare, custodisce la testimonianza di queste stravaganti pratiche di sepoltura e le ritroviamo in luoghi simbolo della nostra città, come la chiesa del “munacone” alla Sanità, sant’Agostino alla Zecca a Forcella e il putridarium probabilmente più famoso, è locato all’interno del castello Aragonese di Ischia, conservato nei sotterranei del convento al suo interno e noto come cimitero delle “clarisse”, ordine monastico fondato nel 1575, dove le monache facevano spesso visita alle sorelle defunte anche quando queste ultime erano in fase di decomposizione e ciò serviva a riflettere sulla fragilità del corpo e la nutrizione dello spirito.

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