5 Aprile 2016

L’occasione che aspettava

Ha vissuto una stagione difficile, Manolo Gabbiadini, fatta di tante, forse troppe, panchine. Doveva partire titolare, erano questi i programmi, al fianco di quel fenomeno chiamato Gonzalo Higuain, poi le prime sconfitte, il cambio di modulo e il campo è diventato un miraggio. Ma adesso è giunta l’occasione che aspettava

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E’ giunta la sua occasione. Aveva chiuso la stagione scorsa come il cannoniere italiano più prolifico, goal bellissimi, con quel sinistro unico, con cui è capace di disegnare parabole improbabili.

Poi è arrivato Maurizio Sarri, il quale aveva confidato ad un amico che se gli avessero comprato un buon trequartista, lui e Gonzalo avrebbero fatto cento goal. Il trequartista non è arrivato e ci si è dovuti arrendere all’evidenza che il modulo con una sola punta centrale e due esterni, fosse la scelta migliore. Da allora tanta panchina, perché Higuain era in uno stato di grazia assoluta, trenta goal in trentuno gare, e l’allenatore che come esterno non lo vedeva mai.

A gennaio sarebbe voluto partire, sono arrivate tante offerte per quello che è considerato uno dei grandi talenti del futuro del nostro calcio, uno dei pochissimi, ma il Napoli le ha rifiutate tutte. Qualcuno sarebbe stato disposto pure a mettere sul piatto venti milioni, ma De Laurentiis non ha voluto sentire ragioni, Manolo è un patrimonio e deve restare. Il ragazzo è educato, umile, e pur con masticando amaro, è stato al posto suo, ad aspettare.

Adesso il suo momento è arrivato, è giunta la sua occasione in questo campionato strano, che una volta ancora sembra oscurato da ombre di non così antica memoria, l’unico fuoriclasse della serie A resterà fuori per un mese, una decisione assurda, che viene a cadere nel momento più difficile, con la massima distanza dal primo posto, e i match più delicati.

Il calcio però è pieno di storie come questa, di fiori, rimasti germogli molto a lungo perché vittime di querce ingombranti. Era capitato a Gianfranco Zola, che stava per essere ceduto in serie C, perché con quel Maradona davanti, il suo talento, comunque grande, nemmeno si vedeva, poi lo scandalo, la cocaina, la fuga da Napoli, e il piccolo tamburino sardo si ritrova in campo con un’eredità pesantissima, ma il suo talento sboccia, matura, fino a renderlo lo straniero che ha raccolto maggiore gloria nella Premier League.

Lo stesso successe a Totò Schillaci, Italia 90, la coppia d’attacco titolare è Vialli Carnevale, la prima partita con l’Austria però non regala emozioni e a un quarto d’ora dalla fine entra Totò, colpo di testa e goal. Ne segnerà nove, in quell’edizione, e sarà capo cannoniere, arrivò secondo al pallone d’oro, dietro al tedesco Lothar Matthaus, ma resterà per sempre impresso nella memoria degli italiani il suo sguardo, e di come fosse bello vederlo giocare insieme a Roberto Baggio.

Ci sono momenti, nella vita di un calciatore, che vanno colti, in cui tutto cambia e magari si riesce a scrivere pagine di storia, Gabbiadini è forte, e averlo in rosa, è l’unica notizia che rende meno sconfortante l’assurda squalifica che il giudice sportivo Tosel ha decretato per l’episodio di Udinese Napoli.

Comincia domenica con il Verona, chissà che non sia davvero il primo capitolo di una storia che racconteremo a lungo…

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