Napoli, filotto negativo: ma è giusto spegnere gli entusiasmi?
Napoli, pochi punti racimolati in quello che doveva essere un filotto di partite abbordabili. Giusto ridimensionare gli obiettivi di squadra e Società?
Napoli, è crisi?
I ragazzi guidati da Mister Carlo Ancelotti vengono da prestazioni poco convincenti e c’è chi già grida alla crisi.
Dopo Fiorentina e Juventus, rispettivamente prima e seconda giornata di Campionato, il Napoli era atteso da un filotto di 7 partite considerate, sulla carta, abbordabili per i partenopei.
Sampdoria, Lecce, Cagliari, Brescia, Torino, Verona e Spal non parevano squadre da poter mettere in difficoltà la squadra azzurra, tantomeno da indurre i tifosi nella tentazione di abbandonare il sogno scudetto.
Eppure, di queste 7 sfide, 5 sono già state disputate ed hanno visto la SSCN racimolare “soltanto” 10 dei 15 punti in palio.
Un bottino non scarso, ma certamente deludente, se si considera la portata delle avversarie e le parole pronunciate ad inizio campionato dal tecnico di Riggiolo:
“Non ci accontentiamo più del secondo posto. Vogliamo vincere!“.
E, in effetti, il mercato ha portato diversi acquisti: acquisti che sembravano funzionali al gioco che il Mister voleva proporre.
Nomi – pare – chiesti proprio da Re Carlo alla Società, che però non è riuscita ad accontentarlo in merito all’acquisto di un trequartista di razza come James e di una punta blasonata come Icardi.
James non è mai partito da Madrid, Icardi è volato verso l’ambita e blasonata meta parigina.
Se il mancato arrivo del 9 è stato ovviato dall’acquisizione di Fernando LLorente, il trequartista non è mai arrivato all’ombra del Vesuvio.
E la sua assenza si sente, nelle trame di gioco disegnate dalla mente di Carlo Ancelotti.
A preoccupare, infatti, non sono tanto (o solo!) i 5 punti persi contro squadre abbordabili, quanto la mancanza di un’idea di gioco coerente e riconoscibile.
A preoccupare è la sensazione di spaesamento donata da alcuni calciatori, la mancanza di un attacco prolifico, la tendenza a sprecare le varie occasioni da gol create.
In questo, forse, un ruolo importante lo gioca proprio il mancato arrivo del playmaker, una figura alla Jorginho, in grado di essere il fulcro del gioco, di toccare un’enorme quantità di palloni, smistando gioco ed idee.
Se tutti questi dati paiono abbastanza preoccupanti, così come il -6 dalla Juventus ed il -5 dall’Inter, ci pare comunque prematuro abbandonare – come sembra arrivarci da più parti – il sogno scudetto.
Il Campionato è ancora lungo ed è troppo presto per tirare le somme, ma un’analisi attenta va fatta.
C’è da dare un’identità e delle idee a questa squadra, c’è da darle una struttura più solida – sia tatticamente che psicologicamente.
C’è da costruire un’ossatura più granitica, che le permetta di vincere gare anche con prestazioni non esaltanti.
C’è, ci pare, soprattutto da lavorare sulla mentalità dello spogliatoio, che pare portarsi addosso una pesantezza che, dall’esterno, risulta impossibile decifrare e spiegare con cognizione di causa.
Ora c’è la sosta nazionali, che arriva al momento giusto.
Che si approfitti di questi quindici giorni per riordinare le idee e piantare semi che possano germogliare presto, già dalle prossime sfide.
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