7 Maggio 2016

Morte Antonio Giglio: cambia l’ipotesi di reato

Antonio Giglio

Decisivi sviluppi nel caso di Antonio Giglio, il bambino di 4 anni morto nel 2013 a Caivano. La procura cambia l’ipotesi di reato, da omicidio colposo a omicidio volontario

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Da omicidio colposo a omicidio volontario. La Procura di Napoli Nord non crede più all’ipotesi di un incidente e ha aperto una nuova inchiesta sulla morte di Antonio Giglio. Il bimbo aveva 4 anni quando ha perso la vita il 27 aprile 2013, dopo essere precipitato da una finestra dell’abitazione dei nonni materni, al settimo piano dell’isolato 3 del Parco Verde di Caivano. Un anno dopo, la stessa sorte è toccata alla piccola Fortuna Loffredo, amica della sorella di Antonio. Per la morte del bambino l’unica indagata (per omicidio colposo) è la madre, Marianna Fabozzi, attualmente in carcere con l’accusa di aver coperto il compagno Raimondo Caputo sia per l’omicidio e le violenze subìte da Fortuna che per gli abusi sessuali sulle tre figlie della donna. Il sospetto è che anche il bambino sia stato ucciso, dopo aver subito a sua volta abusi. Per chiarire quest’ulteriore aspetto saranno riascoltate a breve le tre sorelline di Antonio, già testimoni chiave nell’indagine sulla morte di Fortuna.

L’INCHIESTA – Diversi fattori hanno probabilmente contribuito all’apertura di un nuovo fascicolo, di cui si occuperà la sezione specializzata in reati e violenze sessuali ai danni di minori diretta dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio. L’obiettivo della Procura Napoli Nord è quello di portare alla luce la presunta rete di pedofili che ha agito indisturbata per anni, complice l’omertà di molti residenti, alcuni dei quali finiti per questo nel registro degli indagati. A portare all’apertura di una nuova indagine, però, anche alcuni elementi che riguardano nello specifico la morte del piccolo Antonio. All’epoca non fu disposta l’autopsia.

LE TESTIMONIANZE – Oltre alla mamma del bambino, nell’appartamento quel giorno c’erano la nonna Angela Angelino e la sorella di Raimondo Caputo. All’epoca dei fatti raccontarono la stessa versione circa l’accaduto. Marianna Fabozzi e la madre dichiararono che il bambino era scappato nella camera da letto della nonna ed era salito su uno sgabello. Eppure già a settembre del 2014 l’avvocato della famiglia Loffredo, Angelo Pisani, depositò presso la Procura tre filmati in cui altrettanti testimoni parlavano della morte di Antonio, affermando che non si era trattato di un incidente. Una donna ha poi raccontato agli inquirenti che Marianna Fabozzi avrebbe spinto il bambino giù dalla finestra. A riguardo è emblematica un’intercettazione ambientale nella quale la nonna di Antonio, consigliando a una delle nipoti di non dire nulla di compromettente agli inquirenti sulla morte di Fortuna, accenna anche a quanto accaduto ad Antonio. E dice: “A tutte le domande devi dire ‘io non so niente’, così devi rispondere” e poi le ricorda “quando è morto mio nipote non ho accusato nessuno, ho detto che nessuno stava a casa mia, non ho fatto come loro”.

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