1 Febbraio 2021

“Me pare ‘o ciuccio ‘e Fechella!”: che vuol dire e che cosa ha in comune con la SSC Napoli?

ciuccio 'e fechella

Qual è il significato dell’espressione “Me pare ‘o ciuccio ‘e Fechella”?  Scopriamo insieme la storia di questa famosa locuzione!

Tanti sono i modi di dire partenopei sulla sventura e forse una delle espressioni più diffuse a Napoli su questo tema è “Me pare ‘o ciuccio ‘e Fechella”. Ma qual è il significato che si cela in effetti dietro questo modo dire e quando ha avuto origine?

Il detto “Me pare ‘o ciuccio ‘e Fechella!” si usa quando si intende sottolineare la salute cagionevole di una persona. Solitamente ci si serve di questa espressione per riferirsi ad un soggetto spesso colpito da malesseri, acciacchi ed impedimenti vari che arrecano peraltro un fastidio ad amici e parenti che devono anche sobbarcarsi il lavoro del malato.

Ma scopriamo chi era “o ciuccio ‘e Fechella”!

Si trattava di un asino di proprietà di un certo Fechella che lo utilizzava come piccolo mezzo di trasporto di derrate alimentari. La bestiola, dopo anni di duro lavoro, era debilitata, aveva la schiena a pezzi e la coda marcita. L’asinello, però, non osava mai lamentarsi a differenza del soggetto al quale viene ironicamente paragonato, spesso avvilito e tormentato.

Fechella era il soprannome di un certo don Mimí (Domenico) Ascione, originario di Torre del Greco.

Tra il 1928 ed il 1930 Don Mimì offriva, con l’aiuto di un vecchio somaro, un modesto servizio di trasporto di derrate alimentari nella zona del cosiddetto Rione Luzzatti, rione di case popolari.

A tale espressione pare sia da attribuire anche la nascita della mascotte del Calcio Napoli: dopo un campionato deludente negli anni 20, considerato da vero “ciuccio ‘e Fechella”, la squadra cambiò il suo simbolo da cavallo ad asinello.

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