1 Giugno 2020

Lelio Morra, il viaggio di un cuore che stupisce – L’INTERVISTA

Lelio Morra: un viaggio che attraversa fasi e un cuore che stupisce sempre. La forza della musica spinge l’artista a “ripromettersi”

Lelio Morra, all’anagrafe Raffaele Morra, nasce il 23 Gennaio 1986 a Napoli. L’artista napoletano ha da sempre unito parole ed emozioni, fino a farle divenire musica.

Appena ventenne forma la sua prima band: gli “Eutimìa”, un nome che ha a che fare con il buon umore, ed è proprio da quelle ‘conseguenze dell’umore’ che Lelio Morra concepisce le sue canzoni.

La musica, nella vita dell’artista napoletano, continua ad essere una spinta sensibile che pulsa con costanza e dedizione. È nel 2005 che Lelio, con il “Premio De André”, conquista la scena come miglior interprete.

Un cammino fatto di musica e tanto altro, laddove l’esperienza, ancora una volta, si dimostra fondamentale per il raggiungimento di un obiettivo.

Dalle sfumature pop e dai testi pieni di energia: NapoliZon ha voluto conoscere ancor meglio l’artista.

Ecco l’intervista, buona lettura!

Il tuo approccio con l’ambito musicale è avvenuto da ragazzino, ad oggi, nella tua vita, credi che la musica sia una motrice emozionale? 

Credo la musica abbia un potere che le altre forme d’arte, con il dovuto rispetto, non hanno. Perché se arriva, una canzone come una sinfonia, arriva e abbatte ogni eventuale barriera di empatia perché ha il vezzo di essere semplice, non è complicata, non devi ragionare, se arriva ti prende e tu torni a cercarla perché ti ha regalato una sensazione, ti ha fatto rivivere un momento del tuo vissuto o la proiezione di qualcosa di nuovo. Quindi ‘ahi voja’ se è una motrice emozionale!

Ad accompagnare la tua voce, spesso, c’è tua sorella Federica, entrambi legati dallo stesso talento. Quanto è stato importante il rapporto con tua sorella durante la vita, è cambiato durante la tua carriera? 

Nel 2013 ho pubblicato “Le Conseguenze dell’Umore “ come JFK & La Sua Bella Bionda, nome dietro cui per certi aspetti mi sono nascosto e senza dubbio è stata una band che ho fondato nel 2009. Abbiamo fatto una gavetta importante con un’intensa attività di live e premi fino al mio trasferirmi a Milano. Esperienza meravigliosa, condivisa con persona che tutt’ora sono importanti per me.

Le band per definizione sono una piccola famiglia con sogni di rock and roll. La nostra lo è stata ancor più perché la voce femminile è quella di mia sorella Federica. L’approccio delle due voci era in un mondo simil Baustelliano e ci sono alcune canzoni (penso a STASERA, CI PENSO IO o TREMO) dove la combustione delle nostre voci crea una magia preziosa.

Il rapporto che ho con lei è quello di due fratelli che si amano, si stimano e che sanno emozionarsi cantando insieme con tutto quello che significa.

Lelio Morra

Il 20 maggio 2016 il tuo singolo, “Dedicato a chi” debutta in radio. In un’intervista hai dichiarato che questo brano è dedicato a tutte le persone che hanno un obiettivo da perseguire, a chi resiste e crede nelle proprie ambizioni. Attualmente pensi che ci siano persone che rincorrono i propri sogni? 

“Dedicato A Chi” è stata la prima canzone pubblicata a mio nome, con la mia vecchia discografica (Universal) ed è stata importante per il mio percorso. Di certo anche di rottura con il passato (mai rinnegato) ma, specie per le sonorità, ha creato un distacco. Per certi aspetti ha diviso in due la percezione di me all’esterno, chi mi seguiva giá era spiazzato da questo nuovo “vestito” e c’è chi storceva il naso, chi mi ha “scoperto” con quella canzone (che ha avuto un discreto giro mediatico) si è avvicinato a me con emozione senza condizionamenti.

So bene che la sonorità di quel brano è differente da quanto c’è stato prima o dal suono del mio disco ESAGERATO pubblicato da poco (e che credo abbia riequilibrato un po’ tutto), ma il messaggio di resistenza e ambizione di Dedicato A Chi è riuscito ad arrivare grazie anche a quella sonorità.

Lelio Morra

Lelio Morra

È un discorso delicato, così come era delicato quel momento, ero a Milano da pochi mesi ed inesperiente in merito a tutta una serie di dinamiche. Mi ha dato però orgoglio e gioia aver visto persone grate per le sensazioni di questa canzone il che è anche una responsabilità. Di recente Pietro Graso l’ha utilizzata come inno del suo partito ed ha avuto gran valore per me.Tutti combattono con le proprie ambizioni e inseguono sogni, i più semplici magari sono anche più difficili nel tempo, come vivere una vita serena con chi si ama.Non esiste essere umano senza un desiderio, un’ambizione, un sogno a mio avviso.

Nel tuo brano affermi: “…A cantare non si cambia il mondo, a volte capita che il tuo più grande sogno poi si avvera”. Credi che la musica sia il tuo sogno avverato?

Il mio è un percorso, un viaggio, che attraversa fasi. Non si è avverato niente, e sarà sempre così. Per me la musica , le canzoni , sono una proiezione di me stesso e se questo arriva ad emozionare, far sentire coinvolto qualcuno, io mi sento bene ed è uno sprono a continuare, credere in una sorta di scommessa fatta tempo fa con me stesso.

È un lavoro strano che ha come presupposto la tua emotività, che per definizione è mutevole e ci devi fare i conti così come devi provare a preservarla spesso facendo rinunce importanti.

Oggi molte persone si scoraggiano e talvolta inseguono percorsi “immotivati”, si accontentano. Qual è il tuo consiglio? 

Credo che ognuno abbia il dovere di guardarsi dentro e cercare una ragione per cui combattere, cercare quello che ti fa sentire felice e orgoglioso. La determinazione, che è parente alla testardaggine, può dare i suoi frutti se sorretta da passione sincera. Si cade spesso, e ti devi rialzare anche quando non sembra ci sia più forza nelle gambe – se penso al momento che stiamo attraversando queste parole hanno ancora più senso – così come ha valore capire che il muro era più forte della tua testa e che per fortuna il mondo, come la vita, ti lasciano sempre la possibilità di stupirti del nuovo, di una nuova strada proprio perché anche se ti sei fatto male, non ti sei arreso.

“Giganti” è il brano a cui sei particolarmente legato, racconta la storia più intensa che hai vissuto. Quali sono, adesso, le tue sensazioni quando la canti?

A volte le canzoni sono migliori di te e “GIGANTI” fa parlare il mio cuore. Le sarò riconoscente a vita perché sarà sempre chiamato in causa. 

C’è qualche artista a cui ti ispiri in particolar modo? So che è complesso, ma chi è il tuo cantante preferito? 

Su tutto ho il mio triangolo delle meraviglie composto dai Beatles, Pino Daniele e Battisti.

Il periodo di stop, dovuto all’emergenza Coronavirus, ha influito maggiormente sulla scena della musica. Come pensi sarà tornare ai live?

Il mondo dello spettacolo è tra i più danneggiati, i primi a chiudere , gli ultimi a riaprire. Nel mio piccolo, da febbraio a maggio avevo pianificato un tour di 30 date a promuovere l’album, c’ho lavorato molto per poi fare solo le prime 4 date. Il signor Coronavirus mi ha spezzato parecchio le gambe – chiaramente la situazione generale è molto più rilevante della mia specifica. Metabolizzare che la parte più importante di un progetto discografico (il tour) va in fumo è stata comunque una coltellata.

Di positivo c’è stato l’aver scritto canzoni nuove di cui sono felice, aver quasi finito netflix e che non andrò mai più a suonare a nero.

Questa crisi ha fatto venire alla luce quanto la categoria dello spettacolo non sia mai stata trattata come tale e non considerata come composta da professionisti. Bensì da appassionati che non meritano tutele sul lavoro. Le colpe stanno da tutti i lati ma di certo questo periodo ha creato una coscienza collettiva nel creare dei presupposti mai avuti prima in Italia (perché prendere esempio da nazioni che si comportano con disciplina non ci è mai piaciuto molto).

Lelio Morra

Per quanto riguarda i live, ahimè la vedo dura perché, stando all’ultimo decreto è impensabile organizzare un live senza la possibilità di lasciare bere e mangiare alle persone. La nostra musica, la mia categoria, appartiene ai club, i festival, parte dalle cantine e presuppone il sudore e gli abbracci della gente.

Non sono pessimista, ma concreto. In Inghilterra hanno detto senza fronzoli “fino al 31 agosto toglietevi dalla testa qualsiasi ragionamento in merito alla musica dal vivo” forse avrei preferito più rigore anche qui ma per una ripartenza più vicina alle esigenze di tutti.

Mi auguro di cuore di potermi ricredere.

Grazie Lelio per aver dedicato il tuo tempo, buona fortuna!

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