Lavoratori dello spettacolo: la crisi è forte, protestano in Piazza
Ieri pomeriggio i lavoratori rappresentanti del settore “spettacolo” di Napoli protestano in Piazza Plebiscito. La crisi è troppo dura
Nella giornata di ieri pomeriggio, i lavoratori del settore spettacolo della Campania hanno protestato contro il governo in Piazza del Plebiscito. La crisi è forte e al loro settore non viene mai fatta menzione.
Per essere sicuri di rispettare le distanze di sicurezza, i lavoratori si sono disposti a scacchiera nella piazza, lanciando un SOS per la crisi economica durissima che li colpisce. Erano oltre seicento persone, che hanno chiesto misure e interventi adeguati per la loro categoria, considerata invisibile dal governo.
È la categoria degli attori, musicisti, artisti di strada, fonici, scenografi, costumisti e tanti altri. «La stagione 2020 è del tutto saltata» – dice Matteo Garofalo, doppiatore – «non sappiamo se e quando riprenderà la stagione 2021. Chiediamo di esser ascoltati!»
L’incertezza sul settore spettacolo è davvero tanta. Il Governo è a conoscenza delle loro richieste, ma ci tiene a sottolineare che «Il bonus dei 600 euro erogato dall’Inps, da solo non basta». Chiedono, dunque, un reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa dei settori e un tavolo tecnico istituzionale immediato sulla riapertura.
Lo slogan era #noisiamoilturismo. In effetti, gran parte di questi, sono responsabili del settore turistico nelle diverse città.
«Pochi teatri riaprirebbero a queste condizioni»
Questo settore è stato trascurato fin dall’inizio e probabilmente lo sarà per ancora altro tempo, è il caso dei teatri, dei concerti, dei cinema di città. Se anche dovessero ripartire le attività, dal prossimo anno, ben pochi teatri riaprirebbero alle condizioni del decreto.
«Il limite delle 200 persone per riaprire a giugno teatri e cinema» – evidenza Matteo Garofalo – «comprende anche personale di sala e vigili del fuoco, non sono 200 spettatori».
Per preparare uno spettacolo o un concerto di un big della musica lavorano mediamente 700 persone. «Quando si va in tournée, spendiamo soldi, per gli alberghi, per mangiare. Sono soldi non immessi nel mercato. E in questo momento, se fosse possibile, noi staremmo a lavoro perché non siamo disoccupati, ma inoccupati e non per nostro volere» – conclude.
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