Hackerati sistemi di videosorveglianza privati
Hackerati sistemi di videosorveglianza privati: violata la privacy di centinaia di cittadini, indagate 11 persone
HACKERATI SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA PRIVATI – La vita intima di centinaia di privati cittadini, bambini compresi, è stata per lungo tempo di pubblico dominio. Violati sistemi di videosorveglianza installati all’interno di abitazioni, spogliatoi di piscine e palestre o negli studi medici. Le immagini venivano vendute per poche decine di euro.
Ciò consentiva a migliaia di utenti di spiare le persone e le loro vite. Per pubblicizzare le immagini veniva utilizzata una chat su Telegram in cui si pubblicavano spezzoni di pochi secondi dei video. I gruppi, attivi dal 2019, contavano diverse centinaia di iscritti nella sezione ‘vip’, mentre il gruppo ‘premium’ aveva circa 2mila utenti. Sono 11 le persone indagate in tutta Italia dalla polizia postale, membri di due diversi gruppi criminali.
L’accusa
Si parla di associazione per delinquere e accesso abusivo a sistema informatico. Per ora non si è proceduto per pedopornografia. Ma le indagini, durate oltre un anno e che si sono concluse con dieci perquisizioni eseguite su tutto il territorio nazionale, procedono anche in quella direzione.
Gli indagati, dieci italiani e un cittadino ucraino, senza precedenti specifici e di età compresa fra i 20 e i 56 anni, avevano tutti abilità informatiche elevate. Nei due gruppi ogni indagato aveva ruoli definiti. Alcuni cercavano in rete impianti di videosorveglianza connessi ad internet e, una volta individuati, li attaccavano, riuscendo in alcuni casi a scoprire le password dei videoregistratori digitali. Altri, invece, valutavano gli ambienti inquadrati e la qualità delle riprese, per selezionare le telecamere puntate su luoghi particolarmente intimi, come bagni e camere da letto, per spiare le vittime durante rapporti sessuali o atti di autoerotismo.
Altri membri del gruppo, poi, attraverso ‘vetrine’ online create ad hoc, su Telegram e Vkontakte, la cosiddetta versione russa di Facebook, le mettevano in vendita sulla rete. Con soli 20 euro gli utenti potevano accedere alle immagini e, con l’aggiunta di altri 20 euro, potevano diventare clienti ‘vip’, con l’accesso alle riprese in diretta di alcune telecamere selezionate. Le chat aperte contavano oltre 10mila utenti e quelle premium circa 2mila.
FONTE: Rainews
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