Coronavirus: funziona la terapia al plasma
Diversi pazienti sono guariti dopo la terapia al plasma in via di sperimentazione. Una buona notizia sul fronte della lotta al coronavirus
Diversi pazienti sono guariti dopo la cura sperimentale della terapia al plasma. Si tratta di un particolare trattamento che sfrutta il plasma sanguigno di coloro che sono già guariti dal Covid-19 e che, dunque, ne hanno sviluppato gli anticorpi. I dati parlano di risultati incoraggianti visibili già dopo soli due giorni di cura. Una notizia incoraggiante sul fronte della lotta al coronavirus.
Questa innovativa terapia è stata sviluppata a Pavia, all’ospedale San Matteo, ed è stata testata al momento su 52 pazienti. I risultati incoraggianti avuti sin ora verranno pubblicati a breve e, successivamente, verrà avviata una seconda fase di sperimentazione che interesserà altri 150 pazienti. Per ora, hanno avuto accesso alla cura i pazienti più gravi, ovvero coloro che rischiavano di arrivare in terapia intensiva.
Il direttore del servizio di Immunoematologia Cesare Perotti ha illustrato il funzionamento della terapia in un intervista rilasciata al quotidiano locale La Provincia Pavese. “Si prelevano 600 ml di plasma – spiega Perotti – da pazienti Covid guariti, che hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti il virus. Da quel prelievo si ricavano 2 dosi da 300 ml ciascuna. Il protocollo prevede 3 somministrazioni. Dopo la prima c’è un monitoraggio clinico di laboratorio e, nel caso di mancata risposta, si passa alla seconda somministrazione e così di seguito. A distanza di 48 ore l’una dall’altra. La compatibilità per il plasma viene fatta sul gruppo sanguigno“. Lo stesso direttore, però, precisa che per il momento non è possibile divulgare il numero effettivo di pazienti guariti.
Terapia al plasma: sperimentazioni al Sud e negli USA
Nel frattempo la terapia al plasma approda anche in altri ospedali, sia in Italia che all’estero. La sperimentazione, infatti, è stata avviata anche in Puglia, dove il Comitato Etico del Policlinico di Bari ha approvato il protocollo clinico sperimentale che sarà applicabile su scala regionale in tutti i reparti Covid, mentre 116 centri ospedalieri degli Stati Uniti hanno avviato le sperimentazioni.
Inoltre, anche gli ospedali di Mantova, Lodi, Padova e Novara hanno adottato il protocollo e anche qui alcuni pazienti sono guariti.
Le controindicazioni: potenzialità limitata
A frenare gli entusiasmi, però, chi ha pensato lo stesso direttore Perotti che ha parlato dei limiti della terapia al plasma. “Il nostro plasma – spiega – viene raccolto e qualificato. Innanzitutto lo si sottopone agli esami previsti dalla legge italiana, che è severa. Ma il Centro nazionale sangue ha raccomandato esami aggiuntivi che rendono il plasma, se possibile, ancora più testato e ipersicuro. In più il plasma del policlinico di Pavia viene sottoposto ad un ulteriore test dal laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo, diretto dal professor Fausto Baldanti. Dunque non tutti possono donare il plasma“.
Tra i limiti, però, non figurano eventuali effetti collaterali: “Il trattamento al plasma iperimmune è l’unico razionale, sia biochimico che immunologico del Coronavirus, che abbiamo in questo momento. Ha un notevole livello di sicurezza virale ed è praticamente senza effetti collaterali“.
Anche l’immunologo Roberto Burioni ha voluto dire la sua su questa terapia innovativa, invitando alla cautela. “La terapia con il plasma iperimmune prelevato dai pazienti guariti dal Covid-19 è interessante – spiega Burioni –, ma è una cura d’emergenza, non si può pensare a un utilizzo esteso a tutti perché non si possono svenare i soggetti guariti. Inoltre, dobbiamo essere certi che questi pazienti siano guariti, che abbiano gli anticorpi, che non abbiano altre malattie“.
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