14 Aprile 2020

Coronavirus, evoluzione e vaccino del covid-19

coronavirus covid-19

Pandemia da coronavirus, Italia e Cina, vaccini e sperimentazioni: le nostre domande sul covid-19 al Professore di Microbiologia della Federico II Varcamonti

CORONAVIRUS –  L’umanità sta vivendo una delle pagine più difficili e tristi della sua storia. Il covid-19 proveniente dalla Cina si è diffuso in tutto il mondo, diventando pandemia.
Da mesi ci poniamo domande riguardo i coronavirus e sulle possibili conseguenze che potrebbero avere sul nostro corpo. Per chiarire ogni dubbio abbiamo intervistato, a tale proposito, l’esperto Mario Varcamonti, Professore di Microbiologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
L’INTERVISTA
Il covid-19 si è trasformato in poco tempo in pandemia. Cosa lo differenzia dalle altre pandemie?
Sono diverse le pandemie che hanno colpito l’umanità negli ultimi 2000 anni. Prima della scoperta degli antibiotici erano per lo più provocate da batteri. Negli ultimi 100 anni (a partire dalla cosiddetta spagnola) se ne sono verificate almeno 6 e tutte provocate da un virus. Quella da covid-19 si discosta dalle precedenti forse per una maggiore capacità e  velocità di diffusione, tale caratteristica però non è detto che sia legata ad una specificità del virus, ma potrebbe anche dipendere da una maggiore mobilità della popolazione mondiale. Il fatto che covid-19 possa anche essere più contagioso o più stabile nell’ambiente rispetto ai precedenti virus è ancora oggetto di studio
E’ possibile che il virus possa mutare e diventare più pericoloso?
Tutti i virus a RNA (come il covid-19) hanno una certa propensione a mutare. In un’ottica  darwiniana un parassita endocellulare obbligato, come è un virus, tende a mantenere in vita il proprio ospite (l’uomo in questo caso) in modo da avere maggiori opportunità di diffondersi. Le più recenti pandemie virali, precedenti al covid-19, ci hanno insegnato che il virus tende ad attenuare la propria letalità. E’ quindi ragionevole, ma non certo, aspettarsi un analogo comportamento per il covid-19.
La ‘ricaduta’ cinese dipende da una modifica del virus o da prevenzioni e restrizioni ammorbidite troppo presto?
Qui bisogna distinguere tra ricaduta vera e propria e “contagio di ritorno”. Se per ricaduta intendiamo l’evento per cui un paziente guarito da covid-19 si ammala nuovamente, potremmo essere di fronte a due eventi. O il virus è mutato e può nuovamente infettare, oppure la memoria immune di un paziente guarito non è sufficiente a proteggerlo da un nuovo contagio. Questa seconda eventualità sarebbe particolarmente preoccupante in quanto indebolirebbe la possibilità teorica di poter realizzare un vaccino efficace contro il covid-19(coronavirus). In “contagio di ritorno” potrebbe invece essere legato ad una circolazione virale che sembrava scomparsa ma che si “risveglia” in seguito ad un allentamento troppo precoce delle restrizioni ai contatti sociali della popolazione.
Si è parlato di ‘morte’ del virus con le più alte temperature estive. Quanto c’è di vero?
I virus, purtroppo, non muoiono in presenza di temperature estive. Piuttosto col clima caldo diminuiscono le condizioni ambientali che favoriscono il contagio e la sua diffusione (permanenza in luoghi chiusi, aria più secca, relazione freddo-sistema immunitario). Tale circostanza, insieme ad una maggiore abitudine e propensione a praticare un adeguato distanziamento sociale, riusciranno probabilmente a rallentare significativamente il contagio.
Il coronavirus colpisce solo i polmoni o può intaccare altri distretti?
Il recettore, ovvero la proteina che funge da porta di ingresso per il virus nelle cellule polmonari, è presente anche su alcune cellule renali, cardiache e dell’apparato digerente. La modalità di contagio, essenzialmente per inalazione, favorisce ovviamente una prima colonizzazione della mucosa respiratoria. In caso di malattia avanzata e di diffusione del virus nel circolo sanguigno, anche altri organi potrebbero essere colpiti dalla malattia.
Il vaccino per questo tipo di coronavirus in quanto tempo potrà essere pronto? Qual è l’iter di sperimentazione?
Sono molti i laboratori in cui si sta tentando di ottenere un vaccino contro covid-19. C’è da augurarsi che al più presto si possa creare una stretta collaborazione tra i ricercatori coinvolti. Solo in questo modo si potrà sperare di accelerare i tempi di realizzazione di un vaccino. Del resto non si può immaginare di “bruciare” le tappe di un iter sperimentale che dovrà comunque rispettare tutti i canoni di sicurezza. Ma se molti laboratori inizieranno a collaborare, una sperimentazione che richiederebbe magari tre anni per essere effettuata da un solo laboratorio potrà invece richiedere soltanto sei mesi.
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