Cessione credito superbonus: le scelte politiche
Credito superbonus 110%: Tra errori normativi e scelte politiche sbagliate il comparto dell'edilizia, vittima incolpevole e inconsapevole
CESSIONE CREDITO SUPERBONUS-Quando a maggio 2020 fu pubblicato il Decreto Rilancio [Gazzetta Ufficiale] , il comparto delle costruzioni veniva da oltre un decennio di recessione e una crisi pandemica.
Le prime versioni degli articoli 119 e 121 erano piene di imprecisioni ed errori di prospettiva.
Tra i primissimi:
- la mancata definizione di accesso autonomo e indipendenza funzionale;
- il disallineamento temporale tra interventi trainanti e trainati;
- il problema delle difformità edilizie;
- le sanzioni penali;
- l’assicurazione professionale;
- l’utilizzo della cessione del credito sui bonus senza controllo né limite di spesa;
- l’assenza di un codice identificativo del credito;
- la mancata previsione di controlli preventivi.
Errori in parte risolti ed in parte rimandati a quando tra qualche anno molti nodi cominceranno a stringersi sempre di più.
Ciò premesso è bene anche ammettere che da scelte poco consapevoli e una qualità normativa al limite, il Paese era riuscito a dotarsi di una misura fiscale con importanti benefici.
Tanto che si è visto che 55 miliardi di euro di interventi (corrispondenti a 60 miliardi di euro di detrazioni) hanno generato:
- 900.000 nuovi posti di lavoro;
- 848 milioni di gettito irpef;
- 115 miliardi di euro di investimenti.
Cessione credito superbonus: le scelte politiche
Come premesso, la scarsa qualità delle prime versioni degli artt. 119 e 121 del Decreto Rilancio ha portato problematiche, soprattutto in termini di frodi fiscali. Da qui è cominciata una fase confusa di cambi normativi in cui era evidente quale fosse la scelta politica: bloccare tutto.
Ciononostante, imprese e professionisti si sono ritrovati vittime incolpevoli e inconsapevoli di un sistema che si è inceppato.
Bloccate le cessioni dei crediti, imprese e professionisti hanno realizzato lavori guadagnando solo crediti fiscali che non potranno essere utilizzati per pagare le Ri.Ba. di fine mese, gli operai o le tasse. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dai contribuenti che si sono indebitati confidando nella cessione diretta del credito.
Il momento è particolare perché alla disperazione degli edili sembra che la politica voglia rispondere solo con comunicati e dichiarazioni che di concreto non hanno nulla.
Prima si parlava di frodi ed è stato dimostrato che sul superbonus frodi non ce ne sono state.
Dopo aver risolto il problema delle frodi sui bonus minori la scelta politica è stata quella di bloccare le cessioni.
Infine la Cassazione ha evidenziato il problema relativo al sequestro preventivo.
In tutto questo si dovrebbe solo comprendere che in questi 31 mesi di applicazione della norma è possibile (e doveroso) distinguere 2 distinte fasi:
- una prima di start up in cui alcuni cessionari non sono riusciti a cogliere le criticità di questo meccanismo, acquistando crediti senza l’opportuna accortezza (ed è qui che sono nate le frodi di cui si parlerà per i prossimi anni a forza di sentenze);
- una seconda fase di maturazione in cui la normativa è stata migliorata ed i controlli hanno cominciato ad essere più accurati (con la conseguenza che frodi ne avremo di meno.
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