9 Aprile 2024

Attori contro Netflix: il gigante dello streaming citato in giudizio

Gli artisti italiani portano Netflix in Tribunale: lotta per richiedere compensi giusti e proporzionati per tutti gli operatori dello spettacolo

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Nuova turbolenza nelle sedi legali di Netflix, stavolta citato in giudizio dalla società “Artisti 7607” per ottenere il compenso adeguato e proporzionato spettante per legge. Una questione spinosa che coinvolge la piattaforma di streaming statunitense.

In merito si sono espressi alcuni degli attori più rappresentativi come Elio Germano, Neri Marcorè e Michele Riondino. Il tema fondamentale è il rispetto del lavoro svolto e riconoscimento del giusto compenso.

Netflix in tribunale: cosa è successo

La società “Artisti 7607” ha citato in giudizio Netflix presso il Tribunale civile di Roma. La cooperativa, che tutela e gestisce i diritti di migliaia di attori e doppiatori, ha citato il colosso americano per «ottenere il compenso adeguato e proporzionato spettante per legge ai propri artisti mandanti».

Dopo quasi 8 anni di trattative per trovare un accordo a tutela degli artisti, l’associazione ha deciso di rivolgersi al Tribunale ordinario. La speranza è che il ricorso alla legge possa riconoscere i giusti compensi agli artisti che hanno collaborato con Netflix.

Un’azione che richiama la protesta degli operatori dello spettacolo americano, che ha comportato un grande ritardo anche nelle premiazioni degli Oscar. Oggi gli artisti chiedono che il governo e le Autorità di settore prendano una posizione chiara nei confronti di questa prassi, così come è avvenuto per il settore dell’editoria.

Gli artisti contro lo sfruttamento delle piattaforme streaming

Si tratta di una situazione insostenibile per tutti gli artisti che necessariamente devono lavorare per le grandi piattaforme. Il mondo del cinema e della tv è divenuto schiavo dei colossi di riproduzione online, ma per gli operatori del settore questo rapporto non è più sostenibile.

La voce degli attori rappresentati dalla società “Artisti 7607” è comune: è necessario che Netflix riconosca un giusto compenso proporzionato agli incassi, come previsto dalla normativa del Copyright. Così anche viene sottolineato da Carmen Giardina:

“Questi compensi di fatto costituiscono il salario differito di una professione per sua natura saltuaria e precaria. I diritti connessi al diritto d’autore non sono altro che un credito da lavoro.

Per Valerio Mastandrea questa azione è un’assunzione di responsabilità, perché le scelte che vengono fatte oggi riguardano l’intera categoria e avranno ripercussioni sul presente e sul futuro di tanti artisti e di tante generazioni. 

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