29 Novembre 2016

L’allenatore nel pallone: i mal di testa di Sarri

L’allenatore nel pallone. Il Napoli non riesce più a vincere in casa. Dopo le battute d’arresto in Champions che hanno messo a rischio il passaggio di un girone che sembrava a portata di mano, anche la corsa allo scudetto sembra ormai pregiudicata dalle scelte tattiche dell’allenatore toscano

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Non è facile criticare l’allenatore Maurizio Sarri, per quanto dimostrato lo scorso anno, per l’amore che ha sempre dimostrato verso la piazza Partenopea, e per il suo carattere, la sua simpatia.

Ma per onestà intellettuale non è possibile soprassedere di fronte ai tanti, per certi versi troppi limiti, che l’allenatore del Napoli sta palesando in questa delicata stagione.

Delicata per gli impegni importanti, per il dopo Higuain, per lui stesso, per la sua carriera.

La tanto criticata società, non avrà fatto il massimo per mettergli a disposizione una rosa super competitiva, (un altro attaccante centrale sarebbe stato gradito), ma gli ha comunque fornito una rosa altamente competitiva per il livello medio espresso da tutte le squadre in questo campionato, Juventus compresa.

  Gli errori dell’allenatore sono purtroppo evidenti, non è solo una questione di mentalità, di attenzione, in certe partite, in certi momenti della stagione, è necessario apportare dei cambiamenti, non solo tattici ma di interpretazione dei moduli.

Contro il Sassuolo sarebbe bastato abbassare la linea difensiva di dieci metri, difendersi da squadra matura, fare di necessità virtù.

Quello dell’assenza di Milik sta diventando un alibi, così come lo scarso rendimento di Gabbiadini. A questi problemi è l’allenatore che deve porre rimedio, nessun altro.

Non è possibile fare sempre gli stessi cambi, non apportare mai un cambio di modulo, lasciar marcire giocatori in panchina per mesi, attribuendo loro ritardi di apprendimento, di maturità tattica, di ambientamento.

Questi ragazzi si allenano tutti i giorni da sei mesi ormai, non è possibile che non siano ancora in grado di comprendere un minimo di movimento, o in quale campionato stiano giocando.

Sono atleti di professione, giocano a calcio, quali movimenti così sofisticati dovranno apprendere mai?

E’ mai possibile che nemmeno per dieci minuti di una partita vitale possiamo mettere un difensore in più in luogo di un attaccante per portare in porto, pur soffrendo, pur snaturandosi, una partita?

Maurizio Sarri e il suo Napoli rischiano di restare degli eterni incompiuti di grande simpatia, come lo sono stati Zeman, Fascetti, e quel caos organizzato che poi tanto organizzato non era.

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