26 Dicembre 2016

Portici, raccolta fondi per la lotta alla malnutrizione infantile

Raccolta fondi per realizzare un impianto che produce un alimento terapeutico a rapido utilizzo contro la malnutrizione infantile in Uganda

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Il dottorando di ricerca Vincenzo Armini, afferente al Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha progettato un alimento speciale per la cura della malnutrizione infantile. Attraverso l’associazione NutriAfrica, ha proposto una raccolta fondi per la costruzione di un impianto pilota a Gulu, in Uganda, per la sperimentazione in loco di questa idea.

Segue l’intervista di Napoli.ZON a Vincenzo Armini:

Com’è nato il progetto?

L’idea di trattare gli alimenti terapeutici a rapido utilizzo nasce fin dalla mia tesi triennale, perché essendo un volontario della Croce Rossa, ho pensato di associare le mie esperienze nelle tecnologie alimentari con l’ambito umanitario. Così ho iniziato a trattare questi alimenti che vengono usati in Africa per la cura della malnutrizione acuta infantile. Poi alla laurea magistrale, io e i miei professori abbiamo iniziato ad immaginare un prodotto alternativo a quello già esistente sul mercato, che fosse più economico e facilmente riproducibile in loco. Infatti, il prodotto originale contiene latte scremato in polvere, burro di arachidi, olio di colza, lecitina, olio di palma, zucchero e un mix di sali minerali e vitamine. In particolare, il latte scremato in polvere e il burro di arachidi possono comportare allergie e intolleranze nei bambini, oltre che costare tantissimo e non sono facilmente reperibili in Africa. Invece, il prodotto che avevamo pensato contiene sorgo e soia tostati, che sono facilmente reperibili in questo paese. E un ingrediente speciale, la polvere di spirulina maxima, quest’ultima è una microalga che cresce ad alte temperature ed è ricca di sali minerali e vitamine. Una volta iniziato il dottorato, abbiamo incominciato a sviluppare la ricetta di questo prodotto alternativo ed ora che è pronta, dobbiamo andare a testarla in Africa. La raccolta fondi nasce perché abbiamo bisogno di 50.000 euro per la costruzione di un impianto a Gulu, in Uganda, per la produzione di questo alimento terapeutico“.

Perché a Gulu?

Esiste una partnership decennale tra l’Università di Gulu e il Dipartimento di Agraria della Federico II, che ha già contribuito alla costruzione nella città ugandese di un laboratorio di analisi degli alimenti. Così ho fatto leva su questa collaborazione, per portare avanti il mio progetto“.

Recentemente sei stato in Uganda, cosa ci puoi dire al riguardo?

E’ un luogo dove trovi ospitalità presso le più improbabili sistemazioni, ma anche dove i diritti sono ancora limitati, per gli omosessuali, per le donne, per i bambini. E’ un luogo dove si muore di AIDS, dissenteria, malaria e denutrizione severa. L’Uganda, però, è anche una palestra per noi occidentali. E’ una palestra di umanità e umiltà, una realtà dove poter recuperare il senso e il valore della vita, dove poter riconoscere quel che veramente conta da ciò che è superfluo“.

Come procede la raccolta fondi?

Finora abbiamo raccolto 1.861 euro, quindi la strada è ancora lunga. In questo primo mese abbiamo semplicemente organizzato aperitivi, cene sociali e incontri pubblici a Portici, durante i quali abbiamo spiegato il progetto. Chiaramente dobbiamo uscire dai confini porticesi, l’obiettivo è quello di continuare con questo tipo di iniziative estendendole a Napoli e province e, soprattutto, creare una piattaforma di crowdfunding. Il prossimo evento in calendario è previsto per il 4 gennaio al Fabric Hostel & Club di Portici, dove si esibiranno gruppi musicali e sarà organizzata un’estrazione a premi. Non vi svelo altro, perché stiamo lavorando per una grande sorpresa“.

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