15 Maggio 2020

Adrieanna, la storia della studentessa tedesca che ama Napoli

adrieanna, ricerca di dottorato sul dialetto napoletano

Adrieanna Obermeier è tedesca e a soli 25 anni sta preparando una tesi di dottorato sul dialetto napoletano. «Adoro Napoli e ogni volta che rientro è come tornare a casa»

Si chiama Adrieanna Chiara Cedella Obermeier e proviene da un paese vicino Monaco di Baviera. Ha 25 anni e studia l’italiano da quando aveva 15 anni. Se la si sente parlare, infatti, l’accento tedesco è quasi impercettibile.

«Nel 2012 ho fatto una gita a Napoli che inizialmente mi ha sconvolto e travolto con il suo casino, rumore, con i suoi colori e con le sue bellezze. Mi è sembrato un mondo a parte, ma un mondo interessante, particolare e affascinante» – confessa.
Adrieanna ha conseguito la laurea triennale di Italianistica (lingue e lettere) presso la Ludwig-Maximilians-Universität (LMU) di Monaco di Baviera. Ha inviato una domanda di Erasmus presso L’Università degli studi di Napoli L’Orientale, studiando qui per un anno.
«In quel periodo vivevo a Montesanto, zona centrale e multiculturale, da dove mi incamminavo tutti i giorni lungo Spaccanapoli per arrivare all’università. All’Orientale ho frequentato dei corsi di spagnolo, letteratura e linguistica italiana» – racconta.
Il titolo della sua tesi triennale è: “Napule è – il linguaggio giovanile napoletano (2016)“. Tramite un questionario ha indagato sull’uso del napoletano nella generazione dei giovani, raccogliendo le espressioni più utilizzate, dimostrando che il napoletano si utilizza più in contesti informali.
Nel 2016, cominciata la laurea magistrale, ha vinto un’altra borsa di studio all’Orientale di Napoli. Per una seconda ricerca si è concentrata su una ricerca più ampia, prendendo in considerazione napoletani di tutte le età. La tesi si intitola: “Variazione diagenerazionale nel napoletano (2018)“. «L’uso del napoletano dipende inoltre fortemente dai fattori come il livello di istruzione e il quartiere dei parlanti. In quel periodo vivevo a Via Atri. Dal terrazzo potevo ammirare il Vesuvio, le isole, San Martino, Capodimonte e la Costiera Sorrentina, ero immersa nel fascino e nella bellezza della vera antica Napoli.»

Il questionario sul napoletano

Dopo il suo ritorno in Germania, ha continuato a svolgere ricerche sul dialetto napoletano. Si è iscritta ad un dottorato in Filologia Romanza alla LMU. La sua tesi si intitola “Il napoletano dalla prospettiva dei parlanti un confronto sociolinguistico-percettivo nel centro urbano di Napoli tra Centro antico e Vomero”. Ha bisogno di sapere, tramite un questionario, se dalla prospettiva dei napoletani esistono delle differenze linguistiche tra i due quartieri in questione e da quali fattori dipendono.

Nella 1° parte vengono rilevati alcuni dati socio-demografici e dati sull’uso del napoletano. Nella seconda bisogna assegnare le tracce a uno dei due quartieri precisando la varietà adoperata dal parlante e eventuali particolarità del discorso.
Al questionario possono partecipare napoletani di tutte le età del Comune di Napoli. La condivisone del questionario è altamente gradita. Il questionario sarà accessibile fino alla metà di giugno ed è consultabile sotto il link  https://www.soscisurvey.de/test197139/ .

L’amore di Adrieanna verso Napoli

«Il dialetto napoletano mi affascina perché è distinto dall’italiano» – spiega – «Con una parola in dialetto si riesce a enfatizzare ed esprimere molto meglio un determinato concetto che in italiano. Il napoletano trasmette molto di più delle parole che si vogliono comunicare

«A Napoli mi sono subito sentita a casa, legavo con le persone, ho incontrato nuovi amici, ho imparato cose nuove, modi di fare e di essere» – racconta Adrienna – «Ho imparato soprattutto a essere un po’ napoletana, di prendere tutto con più leggerezza, spontaneità. Napoli è paragonabile a un antidepressivo naturale, città unica, piena di storia, musica e cultura, sempre sopra le righe. Napoli o la ami o la odi. E io ho imparato ad amarla tantissimo. Anche le cose brutte a Napoli in realtà non sono così brutte.»

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