Morto drammaticamente: inascoltati gli appelli all’ambulanza
Morte a dir poco drammatica quella di Mario D’aiello, affetto da talassemia. Il 3 agosto scorso è morto alla stazione Garibaldi dopo ben 8 chiamate al pronto soccorso, tutte inascoltate
[ads1]
Otto sos al 118 nel giro di 20 minuti, tutti drammatici e inascoltati perchè sottovalutati dall’ambulanza. Così il 42enne Mario D’Aiello, affetto da talassemia, è morto riverso nella stazione di Napoli Garibaldi in attesa dei soccorsi.
Ora per i quattro operatori del 118 e il medico responsabile è stato avviato un provvedimento disciplinare e gli atti sono stati inviati alla Procura.
La prima chiamata alla centrale operativa territoriale del 118 Napoli Centro arriva alle ore 21.02 del 3 agosto. A telefonare sono le guardie giurate in servizio alla stazione centrale di piazza Garibaldi che riferiscono all’operatore di un uomo riverso a terra accanto a un binario che “sta emettendo sangue dalla bocca e che sta molto male“. L’operatore risponde che avrebbero provveduto, mai poi classifica la richiesta come codice giallo, e cioè di non immediato pericolo di vita.
Alle 21:06 arriva una nuova telefonata, sempre dalle guardie giurate che sollecitano l’intervento di un’ambulanza, riferendo che ora l’uomo a terra “ha emesso sangue dalla bocca ed è privo di conoscenza“. Questa volta l’operatore risponde dicendo che in quel momento non c’erano ambulanze disponibilia risposta dell’operatore, questa volta quello della postazione 21506, è che “non ci sono ambulanze”.
La terza chiamata arriva meno di un minuto dopo: la polizia ferroviaria segnala la presenza di una persona “colta da malore, che vomita sangue“. La risposta non cambia: “Non ci sono ambulanze, appena libera un’ambulanza sarà mandata sul luogo“.
La risposta non cambia per tutte le chiamate successive: quella delle 21:11 quando un passante che si trova sul posto chiama per l’ennesimo sollecito, quella che arriva due minute dopo dalle guardie di sicurezza della stazione ormai disperate, quella che segue di soli 20 secondi da parte della Polfer, e così via fino alle 21:15 quando a chiamare sono, ancora una volta le guardie in servizio.
La situazione è disperata: Mario D’Aiello sta male, soffre, vomita sangue, a un certo punto perde anche i sensi. Ma gli operatori continuano a rispondere che “non ci sono ambulanze“, “ci sono altre sei persone che stanno aspettando”, “Le ambulanze sono tutte impegnate”, “Non abbiamo ambulanze libere”, “Non abbiamo ambulanze sono tutte impegnate al momento”. Peccato che non sia vero: di ambulanze libere in quel lasso di tempo ce n’erano due.
Non cambiano le risposte del centralino e non cambia nemmeno il codice del paziente che per tutto il tempo resta giallo. Alle 21:20 arriva l’ottava e ultima chiamata alla centrale operativa del 118: è un agente della Polfer che spiega che l’uomo a terra “è in fin di vita“. Alle 21.21 si rende disponibile la prima ambulanza da via Michele Pietravalle, ai Colli Aminei, ma non è medicalizzata, cioè non ha sanitari a bordo. Dopo due minuti, se ne libera un’altra a Ponticelli: è medicalizzata ed è più vicina e finalmente viene inviata in stazione. Arriva in dieci minuti: alle 21.33, ma ormai non c’è più niente da fare. Dopo 12 minuti, alle 21.45 avviene la constatazione del decesso.
L’indagine
L’indagine interna della Regione ha confrontato le telefonate degli operatori con i file archiviati nel sistema informatico, dimostrando che in quei minuti cruciali c’erano due ambulanze disponibili. “Il totale impiego delle ambulanze presenti nell’intervento considerato è risultato non veritiero”, si legge nella relazione inviata alla commissione regionale in cui si spiegavano i risultati dell’indagine interna. “Gravissimo il comportamento di tutti i componenti della guardia della notte del 3 agosto“. Così per i quattro infermieri del 118 è stato avviato un provvedimento disciplinare e gli atti inviati alla Procura.
[ads2]
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO