Aggressioni al Cardarelli: “Anche per questo c’è carenza di personale”
"Oggi, un giovane medico o un giovane infermiere quando scelgono se prestare o meno servizio in emergenza, valutano anche il rischio di aggressioni verbali o fisiche che potranno subire nel proprio lavoro"
AGGRESSIONI AL CARDARELLI – Il sindacato Nursing Up che ha definito l’Ospedale di Napoli “l’inferno degli infermieri” ha denunciato le continue aggressioni che si verificano al Cardarelli. Dai vertici dell’azienda ospedaliera arriva massima solidarietà alle vittime con una denuncia che è la stretta conseguenza delle violenze: gli infermieri fuggono dal 118 e dal pronto soccorso.
Il personale infatti denuncia una situazione sempre più grave che si verifica all’interno del pronto soccorso, dove continuamente subiscono aggressioni e violenze da parte dei pazienti e dai loro familiari. I vertici dell’Ospedale Cardarelli denunciano inoltre la drammatica carenza proprio del personale all’interno del 118 e del pronto soccorso, posto che gli infermieri evitano per paura.
Stamattina il sindacato Nursing Up ha denunciato i fatti sottolineando le continue violenze subite dal personale. Nell’ultimo anno di aggressioni se ne contano ben 30 ai danni del personale sanitario. “È l’inferno degli infermieri”, sono state queste le parole espresse dal presidente Antonio De Palma.
Inoltre, Antonio D’Amore, direttore generale del Cardarelli si è espresso così a NapoliToday: “Al Cardarelli di Napoli, come in tutte le grandi strutture sanitarie italiane, il livello delle aggressioni agli operatori è estremamente elevato”, fanno sapere dal nosocomio. Nel corso di quest’anno, a causa delle aggressioni subite sui luoghi di lavoro, sono state circa 40 le giornate di malattia che hanno dovuto richiedere gli operatori sanitari oggetto di violenza in servizio presso il Cardarelli”.
Ha poi ulteriormente aggiunto: “Dobbiamo tutti farci carico del drammatico fenomeno della violenza sugli operatori sanitari. Non è immaginabile che un professionista debba essere oggetto di aggressioni verbali o fisiche da parte delle persone di cui si sta prendendo cura”.
Questo fenomeno contribuisce in modo forte ad acuire la carenza di personale nei Pronto Soccorso e nei servizi 118. Oggi, un giovane medico o un giovane infermiere quando scelgono se prestare o meno servizio in emergenza, valutano anche il rischio di aggressioni verbali o fisiche che potranno subire nel proprio lavoro”.
Nello specifico, la denuncia del sindacato Nursing Up si sofferma su fatti che hanno dell’incredibile. E’ ormai diventata una consuetudine terribile che, quando un paziente purtroppo muore con i parenti presenti nel pronto soccorso ad aspettare, ecco cosa accade: “interi componenti familiari si scatenano in raid punitivi, prendendo di mira gli infermieri di turno, considerati come i massimi responsabili del decesso del loro congiunto”, spiegano dal sindacato.
“Un clima da film western o da poliziesco anni 70, dove il cittadino si faceva giustizia da solo. L’unica differenza è che questa è la triste realtà, e che gli infermieri non sono certo i criminali di turno da punire, ma sono professionisti valenti che fanno di tutto per salvare vite umane, troppo spesso vittime di una carenza di personale, da noi più volte denunciata, che tocca l’acme nei “malandati” pronto soccorsi di casa nostra, laddove un solo operatore sanitario si ritrova spesso, nel triage di un pronto intervento, a doversi occupare, da solo, anche di 10 pazienti”.
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