5 Ottobre 2021

Down Facebook, Instagram, Whatsapp: l’economia mondiale perde più di 1 miliardo di dollari

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Nel giorno più nero per l’ecosistema Facebook, a rimetterci non c’è solo Mark Zuckerberg: il blackout social è costato 1 miliardo e 130 milioni all’economia mondiale

Facebook, Instagram e WhatsApp in down per più di sette ore, il più lungo blackout dal 13 marzo 2019 per le piattaforme di Mark Zuckerberg. I primi segnali di cedimento sono stati avvertiti intorno alle 17:40 di ieri, quando alcuni utenti non riuscivano a recapitare messaggi. Da lì a qualche minuto il blocco totale che ha scatenato insofferenze nei miliardi di utenti che ogni giorno utilizzano i servizi per relazionarsi, comunicare e lavorare. Oltre a questo, però, c’è anche il danno economico che la piattaforma Netblocks stima essere di 1.129.959.864 dollari. Problemi anche nelle comunicazioni interne, tanto che un team di tecnici ha dovuto resettare i server a mano.

Alla fine del blackout sono arrivate anche le scuse di Zuckerberg. “Scusate per l’interruzione – scrive su Facebook intorno all’1 di notte, ora italiana – sappiamo quante persone fanno affidamento sui nostri servizi per restare connesse”.

Blackout Facebook, Instagram e WhatsApp: cosa è successo

Questa mattina, poi, è arrivata anche la prima spiegazione ufficiale di quanto accaduto: il blocco sarebbe stato causato da modifiche alla configurazione dei router che coordinano il traffico di rete tra i suoi centri dati. A parlarne è stato anche Santosh Janardhan, vicepresidente delle infrastrutture di Facebook. “Questa interruzione del traffico di rete – dice – ha avuto un effetto a cascata sul modo in cui comunicano i nostri centri dati, bloccando i nostri servizi”.

In parole povere, è come se Facebook e gli altri servizi connessi si fossero portati fuori dal web. I computer, infatti, convertono i domini come “Facebook.com” in indirizzi IP (che sono la reale “sede” dei siti web) attraverso un meccanismo simile a quello della rubrica di un cellulare. Per arrivare a un sito, dunque, è come se i device facessero un percorso “guidato” dal DNS (Domain Name System). Interrompendo questo percorso, gli smartphone e i pc “non sapevano dove andare” per raggiungere la destinazione. Allo stesso modo di come, cancellando un contatto dalla rubrica o modificandone il nome, sarebbe impossibile o quasi ritrovarlo nell’immediato.

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