Samurai a Napoli, la storia di Harukichi Shimoi il docente dell’Orientale
Samurai a Napoli, la storia di Harukichi Shimoi, professore di letteratura giapponese all’Orientale e amico di Gabriele d’Annunzio
Harukichi Shimoi, il “samurai a Napoli“, fu un noto intellettuale giapponese che si innamorò della città partenopea, arrivando anche a imparare il dialetto.
Il blog Storie di Napoli commenta la vicenda del noto nipponico che si recò come visitatore a Napoli per poi decidere di vivere lì.
Costui arrivò nella città partenopea nel lontano 1911 tramite l’ambasciatore italiano a Tokyo. Il suo obbiettivo era di studiare Dante Alighieri nella patria del poeta autore della Divina Commedia.
In una dichiarazione, Shimoi affermò cosa amasse della lingua italiana (e poi del dialetto napoletano):
“Il Giappone ha una lingua che bada all’estetica grafica, non possiede parole capaci di comunicare concetti astratti. L’Italiano invece non bada alla bellezza delle lettere ma al valore dei pensieri.”
In seguito, il letterato giapponese si fece promotore della traduzione di un tipo di poesia giapponese, lo haiku (una poesia frammentaria basata sulle sensazioni, possibile ispirazione per l’Ermetismo e del primo Ungaretti).
Inoltre, tra Harukichi Shimoi e Gabriele d’Annunzio nacque una profonda amicizia poetica e extra-letteraria. I due condivisero insieme la Prima Guerra Mondiale e la Spedizione a Fiume del 1920 nonchè la salita al potere del Fascismo in Italia.
In seguito al Patto d’Acciaio tra l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler, Shimoi iniziò a prendere le distanze del fascismo italiano. In una dichiarazione riportata da Indro Montanelli, Shimoi affermò che “Mussolini si era nu poco ‘scimunito.”
Nonostante la sua morte nel 1954 a Tokyo e lo scorrere del tempo, questa vicenda testimonia il legame stretto tra Napoli e il Giappone.
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