ArteCinema, il documentario è di casa all’Agusteo
Dopo la serata inaugurale al San Carlo, ArteCinema trova casa all’Agusteo con il classico documentario sulle varie forme d’arte
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Ieri è andata in scena la seconda giornata di ArteCinema, il festival internazionale di film sull’arte contemporanea ideato da Laura Trisorio. Dopo la serata inaugurale al Teatro San Carlo, è iniziato il vero ArteCinema al Teatro Augusteo.
Ieri alle ore 16 è stato proiettato “Making space / 5 women changing the face of architecture” di Ultan Guilfoyle. Il documentario mette a confronto 5 architetti donna e alcuni dei loro progetti principali. Vari sono gli stili messi a confronto poichè il regista ha puntato molto sulla provenienza degli architetti: Londra, New York, Seattle, Toronto, e Parigi. Making Space punta tutta la sua attenzione, però, sulla persone che si trova dietro al tavolo da disegno. Questo documentario permette allo spettatore di conoscere queste cinque donne sia all’interno che all’esterno del loro ambienti di lavoro. Lo stile del documentario è quello di un’intervista con il regista che fa le sue domande mantenendosi estraneo allo schermo. Le interviste hanno trovato varie sceneggiature come parchi e balconi.
Poi alle ore 17 ancora Jill Nichols (presente in sala) con “The art that Hitler hated“. In questo documentario, il registo, parla della caduta della fine della guerra e della caduta del nazismo. Un racconto molto crudo che espone al cui centro ci sono tutte le persone coinvolte nel saccheggio di opere d’arte che ha caratterizzato la fine di Hitler. Il documentario narra la storia di un uomo che, inviaggio su un treno dalla Svizzera alla Germania, viene fermato alla dogana. I funzionari trovano con l’uomo ben 9.000 euro in contanti. Da qui parte tutto il viaggio che porta a un viaggio a ritroso nel tempo sino al tesoro nascosto del Terzo Reich.
Alle 18.30 viene proiettato il terzo documentario “Chagall a’ la Russie aux ânes et aux autre” diretto da François Lévy-Kuentz (presente in sala) e basato sulla vita del pittore bielorusso Marc Chagall. Si tratta senza dubbio di uno dei più grandi pittori del Novecento. Il documentario si è basato molto sulla ricchezza infinita dei suoi dipinti, disegni, incisioni e opere monumentali. Il film invita a riscoprire un’opera universale e senza tempo. Gran parte della narrazione è raccontata dalle sue stesse parole, tratto dalla sua autobiografia “Ma Vie” (la mia vita). Si tratta di un quadro intimo del pittore e della sua vita donchisciottesca che emerge attraverso interviste delle tante personalità del mondo dell’arte che hanno conosciuto Chagall.
Terzultimo documentario “Jan Fabre. Au-delà de l’artiste” di Giulio Boato (presente in sala). Un film incentrato sulla vita di Jan Fabre, uno degli artisti più versatili e talentuosi della sua generazione. Un documentario che apre la porta al corpo delle seu opere e alla sua compagnia teatrale, Troubleyn, fondata proprio da Jan Fabre ad Anversa nel 1986. Per ben trentacinque anni, Fabre ha fatto suo l’appellativo di artista multidisciplinare, coreografo, drammaturgo, regista e attore.
Penultimo documentario di giornata: “Tracey Emin on Louise Bourgeois: Women Without Secrets” di Ben Hardig. Louise Bourgeois è venuto alla ribalta nel Regno Unito con la sua gigantesca scultura del ragno alla Tate Modern. La sua arte è profondamente personale, spesso tratta di traumi infantili, temi sessuali. Tracey Emin, tra l’altro, è diventato un caro amico di Louise Bourgeois e negli ultimi anni della sua vita, i due artisti hanno collaborato in una serie di stampe completate pochi mesi prima della morte di Bourgeois.
L’ultimo documentario, “Feuer & Flamme” di Iwan Schumacher (presente in sala). Altro non è che il ritratto di Elke Ried che quando si esibisce sul palcoscenico, il volto del pubblico s’illumina. Ha dedicato la sua vita a fare il clown. Ha studiato a Parigi e ha lavorato come donna-clown da più di 20 anni.
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