Vaccini con cellule fetali umane? Una vecchia bufala torna a galla
Naike Rivelli su Instagram: “Vaccino con cellule di feti abortiti?” La vecchia bufala di Stefano Montanari torna a galla
Tutto il mondo è alla ricerca di un vaccino con la speranza di porre fine alla pandemia di Coronavirus che in Italia, anche se contenuta, è un problema presente. Ovviamente, accanto alle ricerche, non poteva mancare la vecchia bufala dei “vaccini con cellule fetali umane“.
«Questa è un’informazione, non un’opinione», scrive Naike Rivelli, figlia di Ornella Muti, su Instagram. Nella giornata di ieri, l’attrice ha pubblicato un video con l’intervista di un controverso personaggio, nanopatologo Stefano Montanari. Quest’ultimo è il maggior sostenitore della tesi secondo cui per la realizzazione dei vaccini vengono utilizzate cellule fetali umane.
In particolare, secondo Montanari «si prende una donna gravida e le si chiede di abortire, il feto deve essere sano perché devo avere la possibilità di avere tessuti perfetti. Sono aborti a pagamento». Queste sono solo alcune delle contorte parole sostenute dal nanopatologo.
La storia, però, è vecchia ed è anche una bufala: purtroppo, ai tempi del Covid-19, spunta fuori per creare polemiche e alimentare le teorie degli antivaccinisti.
FNOMCeO smentisce
A dimostrazione del fatto che quella dei “vaccini derivati da cellule fetali” è una bufala – e per di più già smentita -, vi è la smentita da parte Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO).
Ben due anni fa, la FNOMCeO spiegò: «I virus da cui si producono i vaccini antinfluenzali, per esempio, vengono coltivati nelle comuni uova di gallina, perché questi virus infettano naturalmente anche alcuni uccelli. Ci sono però virus che colpiscono esclusivamente esseri umani e per cui ogni tentativo di farli crescere su altre cellule è fallito. Si ricorre in questo caso a linee cellulari umane». Come ogni bufala che si rispetti, esiste sempre un fondo di verità.
Ma la Federazione specifica: «I virus che servono per produrre alcuni vaccini sono coltivati su cellule che derivano, attraverso innumerevoli generazioni, dai tessuti donati alla ricerca da due persone che negli anni Sessanta si erano sottoposte per diverse ragioni a un’interruzione volontaria della gravidanza».
I vaccini prodotti in questo modo, quindi, non contengono cellule fetali o loro residui, perché sarebbero rigettati dall’organismo, ma derivano esclusivamente da questa vecchia linea cellulare. Per di più, la legge italiana non consente di crearne nuovi.
Stefano Montanari e il business degli aborti
Insomma, quella del nanopatologo Stefano Montanari è una bufala a tutti gli effetti. Ma Stefano Montanari è convinto della sua teoria. Anzi, c’è di più: esiste un vero e proprio “business degli aborti“.
Nella suddetta intervista, spiega: «Si danno 550 dollari ad una donna che abortisce il feto, che deve avere meno di tre mesi. Più è giovane, più i suoi tessuti sono capaci di riprodursi in maniera efficiente per il vaccino. I feti vengono presi e sezionati. Ma deve essere vivo e non va fatta l’anestesia. Essendo molto sensibile al dolore, si contorce mentre viene sezionato. Si tolgono polmoni, cuore… queste parti che vengono vendute. E ci sono anche tariffe per ognuno di questi organi e tessuti».
Del resto, come si può dar credito ad un nanopatologo denunciato dalla Federazione Nazionale Infermieri (FNOPI) proprio per le sue tesi complottiste e novax?
Seguici su Facebook. CLICCA QUI.
ARTICOLO PRECEDENTE
ARTICOLO SUCCESSIVO
Sindaco di Avellino dirige assembramenti contro De Luca: la follia
Lascia un commento