25 Novembre 2020

Visoni, a Cremona saranno uccisi 30 mila animali

visoni

La mattanza dei visoni – In Italia non è consentito il commercio e la vendita di pellicce ma è permesso l’allevamento e l’esportazione. La grande contraddizione europea

Nel 2019 in Italia sono stati uccisi circa 100.000 visoni.

Sia chiaro. Fino a pochi anni fa il nostro paese era in prima linea contro lo sfruttamento intensivo, allevamenti e consumi non etici di animali tanto che l’Italia è il primo paese in Europa Con al legge 189/2004, a vietare il commercio di pellicce di cani e gatti. Il divieto venne poi esteso a tutta l’Europa con il Regolamento CE 1523/2007.

Il riscatto etico però si ferma a cani, gatti e volpi, probabilmente per una questione culturale, perché per quanto riguarda invece ad esempio i visoni, il nostro paese ha fatto sempre melina, lasciando la possibilità agli allevatori di allevare i piccoli animali con l’unico scopo di esportare pellicce.

Per fortuna, il 2019 mostra un calo non da poco, rispetto agli anni precedenti, si pensi che 30 anni fa, nel 1990, erano 400.000 gli animali uccisi all’interno di 125 allevamenti da pelliccia.

In questo numero erano naturalmente inclusi anche volpi e cincillà, due specie oggi non più allevate in Italia a questo scopo.

Il covid non ha migliorato la situazione.

Come successo già in Danimarca, ieri la notizia che nel più grande allevamento di visoni italiano, situato a Cremona, è stata riscontrato il covid in alcuni animali, tre per l’esattezza.

Le disposizioni del Governo sono chiare e lo rende noto proprio il ministero:

Pur essendo il numero degli allevamenti in Italia molto ridotto rispetto ad altri paesi europei si è valutato di seguire il principio della massima precauzione in osservanza del parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità”.

Secondo l’ordinanza dunque, “in caso di sospetto di infezione, le autorità locali competenti dispongono il sequestro dell’allevamento, il blocco della movimentazione di animali, liquami, veicoli, attrezzature e l’avvio di una indagine epidemiologica.

In caso di conferma della malattia, i visoni dell’allevamento sono sottoposti ad abbattimento”.

Al momento IL Ministro Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza che dispone la sospensione delle attività degli allevamenti di visoni su tutto il territorio italiano fino alla fine del mese di febbraio 2021.

Una piccola vittoria per gli animalisti che sperano di cogliere l’occasione per far chiudere definitivamente gli allevamenti.

Giovanni Boccù, il proprietario dell’allevamento di Cremona spiega ai microfoni de “Il Corriere della Sera”:

“Ho pianto tutta la mattina. Quarant’anni di lavoro in fumo con danni economici enormi.

Va in fiamme tutto per una ideologia, non perché qui ci sia una malattia.

Il lavoro che stanno facendo non è di salute pubblica, perché se qua avessi positività, alzerei le mani subito, in quanto prima viene la salute delle persone.

Non me l’aspettavo. E non ci sto.

È da tempo che gli animalisti cercano ogni pretesto per contestare il nostro allevamento, però, fortunatamente, noi abbiamo sempre seguito tutte le normative.

Infatti, nonostante vengano i Forestali, l’Asl, i Nas, facciamo tutto in regola.

La causa l’hanno trovata nel Covid che qui non c’è. Trentamila capi sono milioni di euro, perché vogliono abbattere e incenerire anche 7.600 riproduttori.

È un dramma non necessario. Ci hanno distrutti nell’orgoglio, nella dignità e nel lavoro”.

L’abbattimento dei capi per il sostentamento del genere umano in questa epoca è “estremo”, cioè il numero dei capi abbattuti in tutto il mondo è nettamente superiore alla richiesta e alla necessità dell’uomo.

Allora cosa fare?

Basterebbe informare su un consumo etico della carne che dovrebbe necessariamente passare attraverso la conoscenza di come l’allevamento intensivo e il consumo irresponsabile sia deleterio e distruttivo su tutto l’ecosistema di questo pianeta e naturalmente sulla sofferenza degli animali stessi.

Sebbene alcune aziende come quella di Boccù, lavorino da anni nel settore delle pellicce e dunque chiudere dall’oggi al domani tutte le aziende italiane ed europee significherebbe lasciare a casa migliaia di lavoratori, la coscienza di un popolo non può chiudersi a riccio negando il problema e disinformandosi per interessi capitalistici.

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