6 Marzo 2020

Vescovo di Ischia sul Coronavirus: “Non servono muri”

Durante le celebrazioni del patrono il vescovo di Ischia, Pietro Lagnese, dedica una particolare omelia all’emergenza Coronavirus

Il vescovo di Ischia, Pietro Lagnese, ha dedicato l’omelia nel giorno del patrono dell’isola, San Giovan Giuseppe della Croce, all’emergenza Coronavirus.

Il panico e un senso di smarrimento si diffondono causando danni forse maggiori di quelli dello stesso Coronavirus” – sono le parole del vescovo riportate da Repubblica.

“Da questa epidemia dovremmo imparare una cosa: che i muri, le barricate, i fili spinati, le dogane, non servono. – ha continuato il vescovo Lagnese.

“Il mondo è una grande famiglia dove se non condivideremo i beni, di qualunque tipo, saremo costretti a condividere il male, di qualunque tipo. Il senso di precarietà che tutti sperimentiamo in questi giorni può aiutarci a capire un po’ di più quelli che soffrono: gli ammalati, i poveri, quanti fanno i conti con la stupidità della guerra, i migranti, i profughi.”

Il pensiero di Lagnese è poi andato alla situazione in Siria: “Penso a ciò che sta accadendo in questi giorni, tra il silenzio omertoso di tanti, ai confini tra la Turchia e la Grecia”. 

Infine, il vescovo di Ischia si è rivolto alla classe politica.

Una preghiera per coloro che in qualità di primi cittadini, amministrano le nostre città e per tutti i leader politici– ha detto il capo della diocesi ischitana- Che il Signore doni loro la luce e la forza per decidere per ciò che è meglio, per garantire al massimo l’incolumità di tutti agendo con prudenza ma evitando allarmismi e panico. Soprattutto doni loro la comprensione che di tutto c’è bisogno in questo momento fuorché di divisioni, di polemiche pretestuose, di strumentalizzazioni, di discorsi demagogici, e di cose di questo tipo”.

Infine ha concluso: “Di fronte all’epidemia che sta investendo, seppure in forme diverse, a incominciare dalla Cina, tutto il pianeta, l’Italia intera, e che, da qualche ora, sta interessando anche la nostra isola, avvertiamo il senso del nostro limite e la consapevolezza che non tutto è possibile programmare, preventivare, gestire e che, al contrario, ci sono cose più grandi di noi con le quali dobbiamo fare i conti e dinanzi alle quali siamo chiamati a mettere da parte ogni delirio di onnipotenza e di autosufficienza”.

Fonte La Repubblica Napoli

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