30 Gennaio 2024

Truffavano lo Stato con il “Decreto Rilancio”: 6 arresti e sequestri milionari

Gli indagati sono 83, tutti accusati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio dei proventi illecitamente conseguiti.

Immagine di repertorio

imprenditore arrestato a napoli

TRUFFAVANO CON DECRETO RILANCIO – A seguito di una complessa attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, eseguita un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali. Gli indagati, circa 83, avevano organizzato una truffa ai danni dello Stato utilizzando il “Decreto Rilancio”. Le accuse a loro carico sono truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio dei proventi illecitamente conseguiti.

Per 6 persone, disposto l’arresto in carcere. Per 34 persone, invece, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato per circa 16 milioni di euro. Infine, per 35 persone (residenti in diverse regioni italiane) il sequestro preventivo di crediti d’imposta fittizi del valore complessivo di circa 48 milioni di euro.

Truffavano con il “Decreto Rilancio”: l’inizio delle azioni illecite

I fatti delittuosi si riferiscono agli anni 2021 e 2022, posti in essere sfruttando una rete di circa 50 società “cartiere”. I rappresentanti legali di queste società hanno falsamente attestato di agire in qualità di proprietari e/o incaricati dei lavori di riqualificazione energetica e rifacimento facciate di edifici residenziali, ubicati in diverse zone, tra cui; Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto. Tutte sono risultate inesistenti all’esito delle investigazioni.

La frode sfruttava illecitamente le agevolazioni previste dal “Decreto Rilancio” per gli edifici ad uso abitativo. Il Decreto sopra citato consiste nella detrazione fiscale, ovvero nella possibilità di utilizzare un credito d’imposta cedibile a terzi e quindi monetizzabile.

In tal modo, gli autori dell’illecito si sono avvalsi di documenti fasulli (computi, metrici, asseverazioni sottoscritte da professionisti, certificazioni energetiche) per accedere al beneficio. Gli indagati hanno indebitamente acquisito la titolarità di crediti d’imposta per un valore complessivo pari a circa 130 milioni di euro esigibili in danno dell’Erario. Il denaro è stato ceduto a Poste Italiane S.p.A., terzo estraneo ai fatti.

Con questa azione incassavano in contropartita ingenti quantità di denaro, successivamente disperse attraverso una rete di soggetti compiacenti. Questi erano anch’essi titolari di imprese e/o rappresentanti legali di società sia italiane che estere, per lo più cinesi.

La complessa attività investigativa ha consentito di interrompere un flusso criminale di rilevanti dimensioni economiche. Le autorità hanno impedito che il danno patrimoniale arrecato all’Erario dello Stato venisse portato ad ulteriori conseguenze ed hanno assicurato alla giustizia i soggetti responsabili ed il profitto del reato dagli stessi conseguito.

Fonte: COMUNICATO STAMPA

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