7 Maggio 2020

Infermiera violentata a Napoli, la storia

SUICIDIO

Tragedia a Napoli: “Io, infermiera contro il Covid, violentata in un parcheggio: ho creduto che sarei morta”. La storia di una donna

NAPOLI – Ogni giorno accadono episodi di violenza e abusi, dove le vittime più frequenti sono le donne. Questi accadimenti, purtroppo, oltre a portare danni fisici, riversano in particolar modo ferite psicologiche. Questa volta vittima di violenza è un’infermiera napoletana.

Una violenza non facile da superare che provoca un forte impatto anche sulla società, sulla famiglia e sui rapporti.

Molto spesso questi episodi di violenza non vengono nemmeno denunciati e il numero ha così un crescendo.

Questa mattina vi raccontiamo la triste storia di un’infermiera napoletana, riportata da ”La Repubblica”.

Lei è una lavoratrice, ha 48 anni e vive a Napoli. Una donna, che come tantissime altre nel mondo, è stata vittima di violenza sessuale. Lavora in un reparto di Psichiatria dove, ogni giorno, si impegna nella battaglia Coronavirus.

“Escono traumatizzati dalla malattia e noi li seguiamo con affetto e attenzione”, afferma la donna.

Una violenza avvenuta in pieno giorno e nel centro della città, precisamente a Corso Arnaldo Lucci, nel parcheggio della Metropark.

Succede domenica scorsa (lei tornava da lavoro ed era sulla strada verso casa) un episodio che ha segnato nel profondo l’animo della donna.

Qui, vi riportiamo le sue parole:

«All’improvviso quest’uomo grande e grosso (un cittadino senegalese irregolare in Italia, accerterà poi la polizia, ndr) ha scavalcato una recinzione ed è venuto verso di me. Ho subito avuto paura, aveva l’aria minacciosa. Mi ha afferrato un braccio. Io ho subito pensato a una rapina: così, per salvarmi, gli ho dato la borsa. “Prendi tutto, ci sono i soldi”, ho detto. La risposta mi ha raggelato. Ha detto: “Non voglio i tuoi soldi, quelli ce li ho”. Poi mi ha strattonato e scaraventato per terra. Ho visto il mio cellulare volare via, mi ha strappato il giubbino di dosso. Ho capito che per me era finita».

Paura e sgomento assalivano sempre di più lo stato della vittima.

“Mi sono accovacciata a terra per proteggermi, ma lui mi ha preso alle spalle. Con tutto il suo peso si è messo sulla mia schiena provocandomi un dolore immenso. Non saprei dire se era più forte quello fisico o quello mentale. Mi infilava le mani dappertutto e si arrabbiava perché io mi difendevo. Diceva cose assurde, come in una litania: “Ti uccido, ti devo purificare, di tolgo il fuoco che hai dentro. Devi spogliarti di tutto, vestirti e pettinarti come dico io”. Io sentivo ma non respiravo con quella mano sulla bocca. Ad ogni istante pensavo: tra poco arriva l’autobus, tra poco compare qualcuno. Resisti, tu sei più forte di lui. Ce la devi fare, devi vincere…”

Un incubo durato circa 45 minuti, ma per la donna erano tanti… Sembravano un’eternità lacerante.

Di lì era passata una donna, ma purtroppo vedendo l’episodio, anziché aiutare, ha preferito allontanarsi.

“A volte le donne, tra loro, sanno essere cattive e indifferenti.”

Le telecamere del parcheggio hanno ripreso il tutto, ma in quel momento la donna ha dovuto fare i conti da sola per difendersi.

“Ho pensato di essere più forte io. Ho mentito per salvarmi. Gli ho detto di non farmi male perché ero incinta, gli ho detto che non riuscivo a respirare e che avevo bisogno di acqua, e poi gli ho detto che se arrivava qualcuno sarebbe stato arrestato. Ma lui continuava a cercare di strapparmi i jeans. La mia schiena era a pezzi, il collo pieno di lividi. Diceva: “Se urli ti uccido” e poi mi levava la mano dalla bocca nel tentativo di girarmi e mettermi con la schiena a terra. Mi sono aggrappata a un cassonetto dei rifiuti per impedirglielo. Fino a quando non è arrivato l’autobus…”

L’autista, resosi conto della situazione, ha iniziato ad intervenire, chiamando i militari. Successivamente è arrivata anche la polizia e la donna è stata portata in Ospedale.

Per il malessere e lo choc causato dalla brutale vicenda, la donna ha avuto uno stato febbrile.

La polizia ha avvertito il marito e gli altri familiari. Adesso, la donna, infermiera impegnata nella battaglia contro il coronavirus, è moralmente abbattuta e il dolore tocca tutta la famiglia.

“Ma la cosa che mi fa più male è la paura che ho avuto della morte e che ora mi impedisce di sorridere. Sul mio lavoro è importante. Aiutiamo tante persone che non riescono a riappacificarsi con la vita dopo un trauma. Ora è il Covid, ma ho seguito tante donne che hanno subìto violenza. E tutto si basa sulla comunicazione. Ora mi sembra di non poter trasmettere più, a chi ne ha bisogno, l’interesse per la vita. Anche con un sorriso. Invece posso solo vivere il mio dolore.”

Conclude così la donna.

Noi di Napoli.zon abbiamo voluto riportare questa storia per invitare, chi è vittima o chi è stato vittima di abusi sessuali o verbali, a raccontare queste tristi vicende.

Seppur brutali, l’importante è superarle. Partendo dalla comunicazione.

FONTI: REPUBBLICA.IT, TELECLUBITALIA.IT

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