Save The Children: livelli minimi di istruzione per 1 bambino su 3
Scuola – Save The Children: Rapporto sulla povertà educativa, al Sud Italia picchi di carenza di servizi, oltre 40% degli adolescenti non raggiunge competenze base
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Oggi quasi 9 milioni di ragazzi sono tornati tra i banchi di scuola per affrontare un nuovo anno scolastico, ed è proprio in questa giornata che Save The Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente che lotta per migliorare la vita dei bambini sin dal 1919, ha stilato un rapporto intitolato ”Illuminiamo il Fututro – Obiettivi 2030 per liberare i bambini dalla povertà educativa” presentato proprio questa mattina a Roma.
Il rapporto rivela che quasi il 25% dei quindicenni è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 in lettura, percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale.
Povertà economica e culturale infatti si alimentano l’una con l’altra.
Ad avallare questi dati negativi ci sono inoltre le carenze di servizi che le strutture scolastiche hanno, con punte estreme in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%).
In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico, il 55,2% un museo e il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.
La percentuale aumenta quando lo studio prende in considerazione gli adolescenti che vivono in famiglie con un livello socio-economico e culturale più basso.
“La povertà educativa risulta più intensa nelle fasce disagiate e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e impoverimento già presenti nel nucleo familiare”, ha sottolineato il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri.
Altro fattore preso in considerazione è la differenza tra ragazzi e ragazze, queste ultime risultano più carenti in matematica (il 23% contro il 20% dei maschi), mentre i ragazzi sono meno competenti in lettura (il 23% contro l’11% delle coetanee).
Le ragazze e i ragazzi meridionali sono più svantaggiati rispetto ai coetanei settentrionali: in entrambi i casi la percentuale di quanti non raggiungono le competenze minime in matematica è doppia al Sud rispetto al Nord. Differenze di genere si osservano anche per le attività ricreative e culturali: il 51% delle ragazze non fa sport in modo continuativo contro il 40% dei maschi, mentre questi ultimi leggono meno, fanno poche attività culturali e navigano meno su Internet.
Il Rapporto evidenzia poi l’importanza delle attività extracurricolari: c’è, infatti, una correlazione positiva tra la partecipazione ad attività sportive, musicali, di volontariato e l’incidenza della povertà educativa dei minori in condizioni di maggior disagio: eppure in Italia il 70% degli alunni di 15 anni frequenta scuole che non prevedono attività extracurricolari. Il 52% degli adolescenti che non fa sport non raggiunge le competenze minime in matematica e il 43% in lettura, contro il 35% e il 29% dei coetanei che lo pratica. Il 48% dei ragazzi che hanno meno di dieci libri a casa non raggiunge i livelli minimi in matematica e il 42% in lettura, percentuale quasi doppia rispetto a chi può fare affidamento su più di 25 libri (26% e 22%).
Save the Children ha lanciato 3 obiettivi per eliminare la povertà educativa in Italia entro il 2030:
- Tutti i minori devono poter apprendere, sperimentare, sviluppare capacità, talenti e aspirazioni
- Tutti i minori devono poter avere accesso a un’offerta educativa di qualità
- Eliminare la povertà minorile per favorire la crescita educativa
”La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere, gli Obiettivi 2030 indicati nel Rapporto sono realistici e raggiungibili.La misura più urgente resta l’adozione di un piano di contrasto alla povertà assoluta dei minori con misure di sostegno al reddito delle famiglie, accesso gratuito alle mense scolastiche e ad altre opportunità di tipo educativo; gli interventi non devono in ogni caso riguardare solo le scuole, ma è tutto l’ambiente di vita dei bambini e degli adolescenti a dover giocare il ruolo di comunità educante” sottolinea Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children.
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