Sarri a Napoli, spuntano gli striscioni di contestazione della Curva A
Sarri è tornato a Napoli, con la divisa della Juventus. Spuntano gli striscioni di contestazione degli ultras della Curva A
Sarri, è guerra aperta a Napoli contro l’ex allenatore dei partenopei.
Maurizio è tornato in città, quella stessa città che lo aveva accolto e fatto assurgere a capopopolo, ad eroe di una rivoluzione che – partita da un campo di calcio – è diventata concetto filosofico, politico, sociale.
Napoli non l’ha preso bene, il suo passaggio alla Juventus.
In quelle concitate ore di fine maggio, quando il chiacchiericcio di un Sarri presto juventino si faceva sempre più insistente e si trasformava in voce, grido assordante – quasi spergiuro -, Napoli era incredula.
“Non è possibile, sono solo voci, Maurizio non andrà mai da quelli là”.
Nei bar, nei ristoranti, in strada, non si faceva che parlare di lui, del “Comandante” che dicevano pronto a vestire gli abiti del padrone, del rivoluzionario che diventava aristocratico, del proletario che si trasformava in nobile.
Ed invece, Maurizio, da “quelli là”, c’è andato sul serio.
Rinnegando nei fatti ed anche nelle parole le infinite dichiarazioni con cui aveva piegato ai suoi piedi l’intero popolo partenopeo.
Ieri Maurizio è tornato a Napoli.
Dopo oltre 600 giorni di lontananza. Dopo l’esperienza londinese. Dopo aver dedicato ai tifosi partenopei una coppa vinta altrove. Una coppa che Napoli ha spinto con tutto il suo tifo tra le mani del suo ex allenatore.
E c’è tornato con la divisa dell’avversaria più detestata, quella più invisa alla tifoseria partenopea.
Immancabili, sono apparsi striscioni di contestazione in diversi punti strategici di Napoli, a firma Curva A.
“Sarri gobbo bastardo. Sulla Juve ne hai dette tante ma poi ti sei calato le mutande”.
C’era da aspettarselo: gli amori che finiscono male non vengono digeriti troppo facilmente.
E quello tra Sarri ed il Napoli pareva un amore da romanzo, un amore destinato a non finire mai.
E, forse, in qualche modo, è così.
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