Saraceni: “liberiamo i giovani dall’ossessione della prestazione perfetta”
Guido Saraceni, professore di Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica, lancia un messaggio commovente sul web. Afferma: “liberiamo i giovani dall’ossessione della prestazione perfetta”.
Guido Saraceni interviene a proposito del suicidio, avvenuto ieri, della studentessa- Giada- non in regola con gli esami, iscritta alla facoltà di Scienze Naturali presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Il professore di Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica, presso la Facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi di Teramo , scrive un messaggio che diventa subito virale sul web, fornendo con parole toccanti la sua personale visione di docente.
Saraceni ha affermato:
“Per quanto mi riguarda, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati.
I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti.
Eppure, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l’orgoglio e l’emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli.
La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l’impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro. A queste cose ho pensato ieri, quando letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell’Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi.
L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro. Studiare significa seguire la propria intima vocazione.
Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso. Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo. Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita.”
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