Sanremo 2023. Francesca Fagnani: “Lo stato sia più sexy dell’illegalità”
SANREMO 2023: Francesca Fagnani, giornalista e conduttrice italiana, autrice della trasmissione Belve, in onda su Rai 2 dal 2021 ha accompagnato Amadeus per la 2 serata del festival di Sanremo 2023.
Ha scritto un testo insieme ai ragazzi del carcere minorile di Nisida. Il monologo è frutto delle sue esperienze, degli incontri della giornalista, che ha visitato le carceri negli anni.
“Non tutte le parole sono uguali, per arrivare su questo palco ci sono parole che devono abbattere muri, pareti, grate e cancelli chiusi a tripla mandata. Non siamo animali, non siamo bestie, né killer per sempre, vogliamo che ci conoscano. Hanno picchiato, rapinato ucciso, ma se si chiede loro perché, non trovano la risposta che vorrebbero avere, la cercano, la abbozzano, ma non esce perché è inutile cercarla così, bisogna andare al giorno, al mese, alla vita prima. Hanno 15 anni e gli occhi pieni di rabbia e vuoto, hanno 18 anni e lo sguardo perso o sfidante, chiedono aiuto senza sapere quale. La scuola l’hanno abbandonata, ma nessuno li ha mai cercati, non la preside né gli assistenti sociali, né le madri o i padri che quando c’erano non ce l’hanno fatta”, ha affermato la giornalista.
Ha poi raccontato che, parlando con tanti detenuti e chiedendo loro ‘cosa cambieresti’, in tanti le hanno risposto: “sarei andato a scuola”.
“Se nasci in quel quartiere, palazzo o da quella famiglia è solo nei banchi di scuola che puoi intravedere la possibilità di una vita alternativa. Lo Stato non può esistere solo attraverso la fondamentale attività di repressione delle forze dell’ordine, deve combattere la povertà scolastica, offrire pari opportunità ai più giovani. E’ una questione di democrazie, uguaglianza e rispetto della Costituzione. Lo Stato deve essere più sexy dell’illegalità. In Italia la prigione serve a punire il colpevole, non a educare né a reinserire nella società”.
La conduttrice di Belve, ha poi raccontato di Nicola Gratteri, un magistrato che ha condotto inchieste importantissime e che, secondo quanto riporta Il Corriere, al festival “Il libro possibile”, ha detto: “Sono contrario a uno schiaffo in carcere o in caserma, il detenuto non deve essere toccato nemmeno con un dito perché non deve passare per vittima”.
Lei ha poi ribattuto che la ragione per cui non va picchiato non è questa, ma perché lo Stato non può applicare le leggi della sopraffazione e della violenza”. “Se non faremo in modo che un giovane, quando esce dal carcere, sia migliore di come è entrato, sarà un fallimento per tutti. Se non ci arriviamo per umanità, o in nome dell’articolo 27 della Costituzione, facciamolo per egoismo, perché conviene a tutti che un rapinatore, uno spacciatore, una volta fuori, cambi mestiere”.
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