20 Settembre 2020

Salvini viola il silenzio elettorale, ma ormai non fa più notizia

Il silenzio elettorale è disciplinato dall’articolo 9 della legge 4 aprile 1956 n. 212. Ad ogni tornata Salvini vi contravviene. Ma la colpa non è (tutta) sua…

C’è un articolo della legge che disciplina le campagne elettorali, il numero 9 della legge, appunto, 4 aprile 1956 n. 212, che parla del silenzio elettorale. Per effetto di questo articolo “Nel giorno precedente e in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda” (comma 1). Inoltre, “Nei giorni destinati alla votazione è vietata ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali” (comma 2). La ratio alla base di questa regola è che il cittadino, dopo aver ascoltato ed analizzato le proposte fatte dalle varie forze politiche candidate durante la campagna elettorale, possa riflettere serenamente sul voto che sta per esprimere.

Nessun problema fin qui, se non fosse per il fatto che i mezzi di comunicazione (e, dunque, di propaganda) si evolvono. E se nel 1985 la norma è stata adeguata ed estesa alle emittenti radiotelevisive, ciò non è ancora avvenuto riguardo ai Social Media, nonostante siano diventati da anni il veicolo principale delle campagne di propaganda. Solo l’Agcom ha provato in passato a porre un argine a questa lacuna quando, in occasione delle elezioni europee dell’anno scorso, ha stilato delle linee guida specifiche per le piattaforme digitali. Ma si tratta, appunto, solo di linee guida e non di una legge. Il compito di vigilare sul rispetto del silenzio elettorale, infatti, spetta al ministero dell’Interno.

Salvini e il silenzio elettorale: una storia di violazioni… e “rotture”

Ma se gran parte dei candidati, nonostante questa lacuna, rispetta la norma interpretando in questo senso il passaggio del primo comma che parla di “propaganda elettorale diretta o indiretta“, ciò non vale per Salvini. Il leader della Lega, infatti, ad ogni tornata (che sia di livello europeo o comunale) si inserisce all’interno di questa terra di mezzo e, attraverso i propri canali social, fa propaganda massiccia anche nei giorni e nelle ore in cui i cittadini vanno ai seggi. E così, in spregio al silenzio elettorale, troviamo la pagina Facebook tappezzata di post in cui i fan vengono apertamente esortati a votare i candidati della Lega.

Quella dell’ex Ministro non è (solo) maliziosa furbizia o, per usare un gergo sportivo, mancanza di fair play. Fa tutto parte di quell’esigenza di mediaticità a cui ci ha abituato in questi anni, l’esigenza di essere costantemente presente, al centro delle attenzioni degli internauti. Anche quando, in realtà, non ha nulla da dire. Anche, laddove necessario, contravvenendo alle norme e al “buon costume”.

E così, dunque, ancora una volta Salvini “rompe”… il silenzio elettorale. Ma ormai non è una notizia. E, forse, non è nemmeno colpa sua.

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