12 Aprile 2024

Salerno, non versavano imposte sui prodotti energetici: in 10 nei guai

Sequestrati beni per 40 milioni di euro. Indagati sono accusati di numerosi reati di contraffazione

Immagine di repertorio

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SALERNO NON VERSAVANO IMPOSTE – Nella mattinata di oggi, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequesto di beni. La GdF ha sottratto valori mobiliari ed immobili, per un importo complessivo di circa 40 Milioni di euro.

Gli agenti, poi, hanno proceduto alla notifica di un avviso di conclusione delle indagini preliminari, nei confronti di 10 persone fisiche. Contestati i seguenti reati: sottrazione all’accertamento e al pagamento delle accise sui prodotti energetici, formazione fittizia del capitale sociale, bancarotta fraudolenta.

Accusati anche di mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, truffa, autoriciclaggio. Infine, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed emissione di fatture false.

Salerno, non versavano le imposte sui prodotti energetici: le indagini

Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno, hanno riguardato il rappresentante legale, il liquidatore ed i membri del collegio sindacale di una società di capitali. Il collegio è operante nel settore del commercio di prodotti petroliferi, titolare di un deposito fiscale a Valmadonna (in provincia di Alessandria). Aveva sede legale fino, al 2018, a Roma e successivamente trasferita a Nocera Inferiore.

In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, l’azienda si sarebbe sottratta al pagamento delle accise dovute per un importo superiore ai 30 Milioni di euro. Evitavano il pagamento attraverso una serie di artifici e raggiri consistiti nel simulare acquisti di prodotti energetici, da stoccare all’estero, commissionati ad un altro soggetto economico. Questo per determinare rilevanti difficoltà finanziarie tali da non poter far fronte ai debiti tributari.

Contestualmente, gli autori del meccanismo fraudolento, attraverso false perizie di stima predisposte da due professionisti (anch’essi indagati) procedevano ad un fittizio aumento del capitale sociale. Avveniva tramite i conferimenti di beni societari sopravvalutati.

Il metodo di truffa per non pagare

L’operazione consentiva alla società indagata, apparentemente in floride condizioni economiche, di ottenere, da due intermediari, la concessione di polizze delle obbligazioni di pagamento delle accise. In questo modo si faceva disperdere, appena dopo l’escussione delle garanzie, attraverso negozi giuridici simulati, gli asset sui quali gli intermediari assicurativi avrebbero dovuto rivalersi. Si eludeva, in tal modo, anche un decreto di sequestro conservativo emesso dal tribunale di Roma su richiesta delle vittime del raggiro.

Nello stesso contesto, sono state individuate fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, emesse ed utilizzate, per un importo superiore ai 26 Milioni di euro, i cui proventi sono stati reimpiegati eseguendo trasferimenti prevalentemente in Cina, giustificati da fatture di acquisto di merce.
Le medesime operazioni fraudolente, unitamente ad altri atti di distrazione di denaro e del patrimonio aziendale, causavano il fallimento della società.

Infine, si è proceduto alla contestazione, nei confronti della società coinvolta nel sistema truffaldino, della responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato. Si tratta di una specifica forma di colpevolezza, ascrivibile agli enti con personalità giuridica, in relazione ad alcuni reati tassativamente indicati dal legislatore commessi, nell’interesse o a vantaggio dello stesso ente. Parte da persone fisiche che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione o da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei predetti soggetti . Questi non devono avere agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi.

Si evidenzia che i richiamati provvedimenti cautelari sono stati emessi sulla base degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione d’innocenza.

fonte: COMUNICATO STAMPA

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