Priorità a chi può farcela: terapie intensive al collasso si adeguano di conseguenza
Le raccomandazioni per le terapie intensive: in caso di condizioni eccezionali garantiremo le cure a pazienti con più probabilità di sopravvivere
Aumentano a dismisura i casi di coronavirus e il sistema sanitario italiano è messo a dura prova negli ultimi giorni tanto che la Società italiana anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) ha spiegato che:
“In caso di condizioni eccezionali, di squilibrio tra necessità e risorse disponibili, occorre “puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la “maggior speranza di vita”.
Una misura che va ribadito, per ora è solo una comunicazione in via del tutto “eccezionale” ma che comunque è destinata a far discutere nei prossimi giorni quando la situazione si aggraverà.
Cosa vuol dire?
Semplicemente che tra un giovane con un pregresso stato di buona salute ed un anziano si preferirà dare precedenza al giovane.
In altre parole come spiega il Siaarti “Può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in Terapia intensiva.
Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata.
Tutto questo in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”
Continua la comunicazione, “Deve essere considerata con attenzione l’eventuale presenza di volontà precedentemente espresse dai pazienti attraverso eventuali Dat e, in modo particolare, quanto definito da parte delle persone che stanno già attraversando il tempo della malattia cronica attraverso una pianificazione condivisa delle cure”.
Una misura che già esisteva
Come racconta il presidente nazionale dell’Aaroi-Ernac Alessandro Vergallo,
“Stiamo parlando di indicazioni strettamente cliniche, editate per dare risposte a colleghi che in questo momento sono in una situazione di estrema difficoltà a fronte di una forte carenza di posti letto e di personale”.
Raccomandazioni etiche, dunque, ma soprattutto pratiche, che però, come spiega Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Aaroi-Emac, l’Associazione degli anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica, non devono sorprendere affatto.
Ricordiamo però che si tratta pur sempre di una extrema ratio, in quanto attualmente il governo è impegnato nel finanziamento del sistema sanitario e in termini pratici la riconversione di alcuni reparti e l’uso di ogni spazio disponibile.
Inoltre l’assunzione di un numero cospicuo di operatori sanitari dovrebbe almeno per ora arginare il caos tra i reparti delle terapie intensive degli ospedali del nord.
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