Portici, rimossa la lapide annonaria di Carlo di Borbone
Portici, rimossa la lapide annonaria di Carlo di Borbone per procedere al suo restauro e nuova messa in opera a lavoro terminato
Lungo il c.d. Miglio d’Oro, salendo il tratto terminale di Via dell’Università al civico 4, a 2 metri e mezzo d’altezza, è collocata, sulla facciata del fabbricato, la lapide annonaria di Carlo di Borbone. In marmo bianco, è una testimonianza storica rilevante, anche se un po’ dimenticata e divenuta illeggibile nel tempo a causa del pessimo stato di conservazione.
Essa ricorda un grave abuso che si commetteva a danno dei produttori e venditori di Portici, Resina, Torre del Greco e Cremano, da parte dei signori appaltatori del dazio di consumo. Questi, non contenti di gravare sui tributi locali con il cosiddetto «diritto di Piazza» o «di mercato», che esigevano sulle vendite fatte nel comune, avevano trovato conveniente, per loro, far corrispondere tale diritto anche per le vendite che si effettuavano fuori dei confini comunali. In tal modo un contadino che vendeva, ad esempio, una «salma» di fagioli fuori paese, era sottoposto al diritto di piazza come se l’avesse venduta a Portici, Resina o Torre.
La lapide
È detta annonaria perché contiene un tariffario per il pagamento dei diritti di piazza sulle derrate alimentari. Nel 1751 Carlo di Borbone volle porre un deciso freno agli esattori daziari che non rispettavano le tabelle esattoriali con i produttori agricoli di Torre del Greco, Resina, Portici e Cremano.
Il re usò in modo inusuale, per una comune questione daziaria, questo mezzo per fissare in modo indelebile dei costi soggetti a varie e frequenti modificazioni nel tempo.
In effetti, Carlo di Borbone volle dimostrare la sua ferma volontà di porre ordine e freni alla dissolutezza imperante e generata da anni di incontrollato regime vicereale.
Inoltre, il giovane sovrano, avuta notizia del malcontento dei sudditi ignobilmente tartassati dagli esattori daziari non rispettosi della tabella esattoriale, non esitò ad emanare il decreto che indicava senza equivoci il costo della gabella da pagare da parte dei produttori agricoli. Re Carlo volle andare oltre e decise di fissare in modo indelebile, nel marmo, la decisione sua e del Tribunale della Real Camera.
Fissare un comune atto amministrativo in una lapide era una chiara volontà sovrana che fosse di imperituro monito contro tutte le prevaricazioni pubbliche.
Un messaggio indelebile da parte di un grande regnante, che così dettava nel marmo, posto all’inizio della strada che conduceva alla “sua” Reggia, un grande ammonimento affinché la legge fosse rispettata da tutti.
Portici – Il restauro
Il restauro sarà effettuato anche grazie all’intervento del Consigliere Alessandro Caramiello, M5S, che all’inizio del 2019 ha inoltrato una denuncia alla Sovrintendenza di Napoli che con un sopralluogo, verificando lo stato di pericolosità della lapide, ha invitato il Comune ad intervenire.
Oggi la lapide è stata rimossa e sarà sottoposta a restauro, mediante varie fasi di pulitura con idonei impacchi e lavaggi fino al completo recupero, che le restituirà la “leggibilità” della superficie, che si presenta in condizioni di avanzato degrado. Si procederà in seguito al consolidamento della targa daziaria e conseguente adesione al supporto murario, anche con iniezioni consolidanti, trattamento delle zanche metalliche con adeguati prodotti corrosivi.
Infine, si procederà all’applicazione di impregnante idrorepellente al fine di preservare nel tempo la lapide.
Oltre la lapide annonaria sarà restaurato l’Epitaffio posto dopo l’eruzione del 1631 con il quale il Vicerè Zunica ammoniva circa i pericoli del vulcano. L’Epitaffio si può definire il primo manifesto di protezione civile al mondo.
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