8 Dicembre 2020

Perché in Gran Bretagna è già iniziata la campagna di vaccinazione?

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In Gran Bretagna è già iniziata la vaccinazione di massa col farmaco Pfizer. Perché in Europa non è possibile?

Brexit, capacità amministrative, interessi economici, intanto in Gran Bretagna è iniziata la campagna di vaccinazione prima del previsto nonostante gli avvertimenti dell’EMA.

Partiamo per gradi

Il 2 Dicembre la notizia che nelle prossime settimane i cittadini inglesi, potranno vaccinarsi contro il covid-19 grazie agli accordi del governo con Pfizer-Biontech, sottoponendosi al farmaco a mRNA.

Si tratta di una nuova tecnologia su cui diverse Holding farmaceutiche stanno lavorando.

Tecnologia innovativa appunto che per antonomasia dovrebbe essere sottoposta a più cautela proprio come spiega l’EMA, l’agenzia del farmaco europea che parla di decisione frettolosa e problematica.

L’inizio della campagna di vaccinazione ha però suscitato dubbi e proteste nel resto d’Europa.

Politici e cittadini si chiedono perché in Gran Bretagna si cominci già a vaccinare una parte della popolazione mentre nel resto d’Europa, si continui a morire.

Purtroppo, il profumo del nazionalismo spinge ancora una volta questa notizia verso orizzonti del tutto errati, come ad esempio la tanto acclamata Brexit.

Per capire meglio a cosa stiamo andando incontro però, bisogna fare alcune precisazioni.

C’entra la Brexit?

Diciamo subito che c’entra la Brexit ma per vie traverse.

Non facendo parte più della comunità europea, per quanto riguarda le operazioni di sviluppo e controllo farmacologico e dunque del vaccino, la Gran Bretagna si avvale dell’MHRA, ovvero l’Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari, naturalmente inglese e con sede a Londra.

Questa ovviamente ha avuto il via libera nel campo, accelerando tutte le fasi burocratiche in barba alle ovvie “verifiche farmacologiche” sulla qualità, sulla sicurezza e quindi, efficacia del farmaco.

Fattori che non sono soggetti solo a delle tempistiche.

Sia chiaro, tutti si augurano che il farmaco possa funzionare e si cominci a rivedere la luce anche se da lontano, ma pazientare a volte può essere di vitale importanza.

Ad avvalorare la tesi “chi prima arriva meglio alloggia”, c’è proprio June Munro Raine, a capo dell’MHRA: “..alla scalata di una montagna, è avvantaggiato chi parte prima”.

L’agenzia britannica si sarebbe avvalorata solo ed esclusivamente dei numeri e dei dati dell’industria farmaceutica, senza occuparsi del giudizio di terzi che potessero confutare quei dati.

Inoltre sebbene il governo abbia ordinato 40 milioni di dosi, la propaganda inglese con una forte impronta nazionalista, ha già più volte altalenato i numeri sia in tv che a mezzo stampa.

In un primo momento si parlava di 800mila vaccini entro fine anno, nei giorni a seguire si è giunti prima a 600mila, poi a 400mila entro il 2021.

Dunque la Brexit, avrebbe in qualche modo favorito l’anticipazione della somministrazione del vaccino ma anche questo non è del tutto esatto.

In un contesto di emergenza nazionale, tutti gli stati, anche della comunità europea, possono richiedere un’autorizzazione d’emergenza e l’uso quindi di un vaccino, qualora se ne presenti la possibilità.

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E allora perché nessuno stato europeo si avvale di questa procedura?

Sebbene questo caos burocratico, tutti possono avere ragione o torto e qui stiamo solo parlando di posizioni diverse.

La posizione dell’Ema, a differenza della MHRA, è quella di evitare l’autorizzazione d’emergenza (che può sembrare agli occhi dei “rivali” un’azione politica o di profitto economico) a favore di una più apparente responsabile autorizzazione controllata.

Ad ogni modo, come già detto, quando si parla di vittime e intere popolazioni allo stremo delle forze economiche e sociali, diventa essenziale “tifare” per la buona riuscita di qualunque procedura presente e futura.

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