24 Giugno 2025

Paul Raccoon, dal Sud la voce della generazione Z. L’intervista

Paolo Ingenito il cantautore rap che crea e si esibisce per condividere con il pubblico sentimenti e vita quotidiana

Paolo Ingenito - Paul Raccoon

Paul Raccoon

Paul Raccoon è un giovane talento emergente della musica rap campana. Un artista con il cuore del Sud che trasmettere forza e speranza alle nuove generazioni.

Raccoon, attraverso i suoi originali brani e le sonorità autentiche, dà voce a chi vive i profondi cambiamenti di questo tempo, raccontando storie intime e universali allo stesso tempo.

I suoi brani, ricchi di messaggi motivazionali, invitano i giovani a credere nei propri sogni e a non arrendersi di fronte alle difficoltà. Con uno stile diretto ma carico di poesia urbana, Paul Raccoon fonde la sua esperienza personale con le radici culturali del Sud Italia, trasformando il vissuto quotidiano in ispirazione e riflessione sociale.

Paul Raccoon, dal sud la voce della generazione Z

La sua musica non è solo intrattenimento ma un vero e proprio strumento di espressione e condivisione, che si rivolge direttamente, a cuore aperto, alle nuove generazioni.

Paolo Ingenito in arte Paul Raccoon, classe 2005, nasce a Pompei dove trascorre i primi 2 anni della sua vita; per poi trasferirsi ad Avellino per dieci anni, a causa di motivi familiari di lavoro. Già a 5 anni si appassiona alla musica rap, ascoltando in auto con il fratello: Co’sang, Rocco Hunt e Clementino. A 12 anni inizia a scrivere i primi testi “rigorosamente con penna e su carta” ci spiega Paolo durante l’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva.

Paul Raccoon – L’intervista

Chi è Paul Raccoon? Il giovane cantautore, nell’intervista che segue, ci parla del suo percorso personale e delle sfide che ha affrontato e di come la musica sia diventata molto più di una passione: una vera àncora di salvezza.

Paul Raccoon cosa desidera raccontare e cosa vuole condividere attraverso la sua musica?

Ho voglia di raccontare tantissimo. La musica è stata il mio specchio, il mio rifugio, la mia emancipazione. La musica mi ha accompagnato fin da ragazzino. Attraverso i testi e le sonorità ho espresso i miei sentimenti: la tristezza, la rabbia, l’intimità, i vissuti, miei e di chi mi circonda. In questi momenti d’intimità è Paolo Ingenito che parla e racconta, lasciando, poi, a Paul Raccoon il compito di rivelare le storie di Paolo nelle esibizioni sul palco e creare intimità e connessione con il pubblico. Orgoglioso di appartenere alla mia terra, i testi sono scritti esclusivamente in napoletano, con l’intento di trasformare il vissuto quotidiano in ispirazione e riflessione sociale.

Raccoon è un termine inglese che nella traduzione italiana è il Procione, ripreso anche sulla copertina di un tuo album, cosa rappresenta?

Nel simbolo del procione m’identifico molto. Negli anni ’90 e fino al 2000, a Napoli si faceva molto freestyle, ogni artista sceglieva il simbolo di un animale che lo rappresentasse. Per esempio il pit bull, la lince, la iena, io ho scelto il procione che rispetto agli altri è un animale non aggressivo.

Paul Raccoon e la musica rap

Perché hai scelto il genere rap?

Nei momenti di disorientamento, durante la mia vita, la musica è stata la casa dove mi sono rifugiato. Il luogo che mi dà sicurezza, uno spazio dove, per esempio, se in famiglia non va tutto bene oppure se mi sento perso, c’è sempre una canzone che mi salva. E le sonorità del rap, per ciò che rappresenta, sono state quelle che più ho ascoltato, più consone a me. Come me tanti ragazzi, soprattutto di periferia, hanno un sogno e cercano una motivazione attraverso le passioni: giocando a pallone, con la musica, in palestra.

Ho letto che nella tua infanzia hai cambiato città, per esigenze lavorative familiari, e avrai dovuto affrontare la solitudine, i grandi cambiamenti (casa, scuola, amici), superare l’attaccamento. Come ti ha aiutato la musica, in questa fase?

Da piccolo ho vissuto a Pompei e cresciuto per un lungo periodo ad Avellino, attualmente vivo a Castellammare e la sensazione di essere riconosciuto nella mia città per ciò che esprimo nella musica e per i miei brani, mi fa sentire appartenente a questo luogo.

Quindi non ti senti più invisibile. La musica ti ha restituito l’integrità di una vita a volte spezzata dagli eventi?

La musica mi ha dato molto e la mia riconoscenza si esprime attraverso la restituzione agli altri ragazzi di “luoghi” musicali dove si possono riconoscere e sentirsi parte integrante di un insieme.

L’aspetto e la voce da duro, che si riflette in una parte della tua esperienza musicale, quanto conta e quanto serve nella vostra generazione di ventenni?

La voce e l’aspetto da duro per me contano pochissimo, spesso è solo l’espressione della rabbia e della frustrazione che i giovani si portano dentro. A volte si usano nei video-clip di musica rap alcuni simboli e performance per esigenze di scena, ma il pubblico mi preferisce come sono nella realtà. Oggi la trasgressione è essere un bravo ragazzo!

I tuoi brani del 2023, rispetto a quelli del 2024 e 2025 hanno subìto un mutamento all’interno del genere: passi da un rap sofisticato, assimilabile ad artisti come Caparezza, Frankie hi nrg, ad un rap più contemporaneo, cosa è successo in questo frangente?

Premetto che il primo brano l’ho scritto a 15 anni (“Disastro”), fu una sperimentazione, ma da lì ho capito che il rap non lo avrei mai abbandonato. Mi ero, poi, ancorato allo stile underground con sonorità rap e atmosfere precise.

Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di lasciarmi andare, di provare e sperimentarmi attraverso un linguaggio differente, per collegarmi anche ad un pubblico più ampio. Però, la parte di me che ha creato Nu Cinema, nel 2023,(album Raccoon) nonostante le evoluzioni susseguitesi fino ad oggi, non è tramontata. Credo che sia molto importante studiare e mai smettere di aggiornare i saperi e le competenze musicali. Ho sempre pensato che prima della tecnica, della metrica e del testo ci deve essere una cultura di fondo. Questa mia passione per lo studio, nel brano “Nu Cinema”, si percepisce nettamente. Quando ho sperimentato sonorità e testi differenti l’ho fatto senza mai tradire il genere rap. I brani singoli Epoca Strana, Centro, Diego e l’ultimo Emmó rappresentano l’evoluzione delle mie sonorità.

Nei tuoi brani come racconti l’amore?

Beh, proprio il 13 giugno scorso è uscito il mio nuovo brano e parla proprio d’amore. Si chiama Emmó e racconta una storia d’amore finita e della sensazione di vuoto e smarrimento che si provano quando finisce un amore. Nel brano racconto tutte le fasi che si attraversano nella fase successiva ad una fine: l’orgoglio e la rassegnazione.

Com’è cambiata la relazione tra un ragazzo e una ragazza, oggi?

Oggi è più facile conoscersi, però, la relazione è molto mediata dalle tecnologie. Si parla troppo al telefono ma poi, a volte, quando ci s’incontra c’è poco da dire. Le chat possono essere un vantaggio e uno svantaggio, ovvero un’illusione o una bella realtà.

Per conoscere la musica di Paul Raccoon clicca qui sul link.

Si consiglia di leggere anche l’articolo: Campania Teatro Festival – I concerti al giardino romantico