2 Novembre 2020

Partorire ai tempi del Covid: le testimonianze shock

partorire ai tempi del covid

Com’è partorire ai tempi del Covid in Campania e non solo? Le testimonianze shock delle neomamme e le petizioni per riappropriarsi dei diritti della nascita

Il momento più bello e importante per una mamma e per un papà è messo a rischio dalle disposizioni anti-Covid in vigore che vietano totalmente o in parte ai futuri papà di partecipare al parto in vari ospedali. Così si legge in una delle tante petizioni lanciate affinché anche partorire ai tempi del Covid sia un’esperienza positiva e condivisa.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha specificato che tutte le donne, a prescindere se siano o meno positive al Covid, hanno il diritto di una adeguata assistenza prima, durante e dopo il parto.

Un’esperienza di parto sicura e positiva – si legge sulle FAQ ufficiali dell’OMScomprende: essere trattate con rispetto e dignità; avere una persona di propria scelta accanto; ricevere comunicazioni chiare da parte del personale della maternità; poter beneficiare delle strategie di riduzione del dolore; laddove fosse possibile muoversi durante il travaglio e scegliere la posizione per il parto“.

Numerose sono, però, le testimonianze di chi si è ritrovata a partorire durante questa emergenza sanitaria e si è vista negare uno o più di questi diritti fondamentali.

Cosa significa, dunque, partorire ai tempi del Covid?

Ho partorito con un cesareo d’urgenza pochi giorni fa. Esperienza orribile. Sola senza il supporto di mio marito, senza aiuti nel postpartum, abbandonata a me stessa in una stanza. Cercavo di trovare quella forza psicologica e fisica per accudire il mio bimbo”- racconta una neomamma in un post su uno dei tanti gruppi social a tema.

Mi hanno lasciato da sola in un corridoio durante la fase di travaglio attivo. Ero in attesa dell’esito del test, che non è arrivato in tempo. Seconda gravidanza, travaglio e parto con la mascherina e chi c’è passata sa quanto possa essere difficile”- scrive un’altra mamma.

Non solo i gruppi, ma anche le pagine di associazioni e comitati che tutelano le partorienti sono piene di testimonianze non sempre positive sul partorire ai tempi del Covid.

Ho partorito alle 16.30 e il tampone me lo hanno fatto la mattina successiva, nel frattempo sono stata in una stanza da sola. Non mi hanno permesso nemmeno di andare al nido per allattare. Sono andata via, per disperazione, prima del previsto. Totale improvvisazione. E pensare che in altri ospedali, quelli investiti dalla prima ondata dell’emergenza, hanno permesso addirittura a mamme malate di Covid di allattare, ovviamente con le dovute precauzioni” – si legge su Nascere a Salerno.

Domenica 18 Ottobre 2020 vado nella clinica privata dove lavora il mio ginecologo, quello che mi ha seguito per 9 mesi, per un problema. Dopo un’ecografia accerta che il bambino è in pericolo e decide di farmi un taglio d’urgenza. Mi fanno un test rapido per il Covid e risulto positiva. Da quel momento inizia il calvario per noi. Il “mio” medico mi “butta” fuori dalla clinica dicendo che se qualcuno se ne fosse accorto gli avrebbero chiuso la clinica.” – racconta una mamma a Rinascere al Naturale.

“Vado al pronto soccorso in un ospedale in provincia di Napoli e loro dopo un’eco appurano il pericolo del bimbo ma fanno il tampone e appurano la mia positività. Non vogliono tenermi lì, perché nn sono centro Covid. Parte la richiesta per posti in ospedale Covid, ma in tutta la Campania niente. Mi fanno passare la notte in una stanza fredda e isolata, ma senza intervenire sul parto. La mattina seguente mi trovano un posto a Caserta. Mi trasportano in ambulanza bio-contenitiva. Il mio piccolo è nato il 20 ottobre e a oggi che ne abbiamo 28 io ancora devo vederlo! Per chiedere una foto del piccolo la dovevo elemosinare, così per avere notizie. Ho scoperto per puro caso che il mio bimbo era sotto antibiotico, endovena, nell’incubatrice. Ora sono a casa positiva, l’Asl non viene e se non risulto negativa non posso andare a prendere mio figlio, almeno io”.

Nel frattempo continuano le petizioni che richiedono la presenza dei papà o di una persona di fiducia durante travaglio e parto. Tra queste c’è l’appello di Lara:

Chiedo al Ministro della Salute Roberto Speranza che le future mamme non siano lasciate sole durante e dopo il parto e che le porte delle sale parto siano quindi di nuovo aperte ai papà nel momento più importante nella vita di una coppia. È un diritto fondamentale che non può essere ignorato, troppe madri hanno sofferto fino a ora per questa situazione”.

“Si tratta di una violenza – scrive Lara – perché i padri che non possono supportare le proprie compagne e assistere ad uno dei momenti più importanti per un genitore e, soprattutto, è una violenza per le madri, che in un momento così fragile e particolare della propria vita, ovvero dare alla luce la vita, non hanno vicino un supporto così importante, la persona con cui hanno creato quella nuova vita”.

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