14 Novembre 2015

Parigi, insegnante di Marigliano racconta dopo la strage

Parigi

Dopo i fatti di ieri sera a Parigi una delle prime testimonianze ci arriva da Giusy Sapio che da Marigliano a Parigi per insegnare all’Università, ieri sera fortunatamente era a casa e oggi ci racconta il clima francese

[ads1]

Sono molte le persone, italiane e di origine italiana, che ieri sera a Parigi si trovavano nei pressi dello Stade de France e dei due locali attentati. Il governo parigino è ancora adesso in stato di allerta e non si finisce mai di avere paura tra le strade della capitale francese. Cerchiamo di capire il clima francese nelle ore successive con le parole dell’insegnante Giusy Sapio dell’Università Panthéon-Assas, che da Marigliano si è trasferita a Parigi dal 2008.

Da quanto tempo hai lasciato l’Italia per trasferirti a Parigi e perché ?

Parigi, insegnante di Marigliano racconta dopo la strage

Parigi, insegnante di Marigliano racconta dopo la strage

Sono a Parigi dal 2008. Mi sono trasferita qui dopo la triennale, per continuare con una specialistica in studi cinematografici. A dicembre termino il mio dottorato e, nel frattempo, insegno all’Université Panthéon-Assas.

Ieri durante l’attacco terroristico sei stato coinvolto in prima persona o qualche tuo conoscente ?

 No, fortunatamente ero a casa, cosi come la maggior parte dei miei amici. Alcuni di loro che, invece, era in giro nei punti sensibili della capitale mi ha confermato in tarda serata che era ben rientrata a casa.

In che zona di Parigi vivi ?

 Nel quinto arrondissement, verso Gare d’Austerlitz.

 Rue de Charonne, Boulevard Beaumarchais, Faidherbe, Teatro di Bataclan e Stade de France, sono i posti in cui sono avvenuti gli attentati. Che zone di Parigi sono ? Pensi che siano zone sicure ? Come può essere Parigi così vulnerabile ?

 In due delle strade colpite, rue de Charonne e rue de la Fontaine au Roi, ho vissuto. Globalmente si tratta di quartieri molto frequentati, soprattutto durante il week end. Inoltre, vi sono numerosi bar o sale di concerto, come il Bataclan, accessibili (in termini di prezzi) ad un pubblico giovane, principalmente composto di studenti. Da questo punto di vista, gli attentati miravano la gioventù parigina.

 Dopo l’attacco a Charlie Hebdo, che clima si respirava a Parigi ?

Durante i primi mesi abbiamo vissuto un periodo di grande allerta (l’entrata dell’università è regolata dal controllo della carta studenti). In seguito, nonostante i luoghi pubblici fossero rinforzati dal punto di vista della sicurezza, la vita è inevitabilmente ritornata alla normale. Ciò non significa che la Francia e, in particolare Parigi, non sia stata il bersaglio di altri tentativi di attentati, di cui però non è stata data notizia dai media.

 Molti ritengono che a Parigi la comunità musulmana sia molto consistente e attiva, è una considerazione esatta ?

 La comunità musulmana è attiva quanto quella ebraica o cristiana. Le cause di questi eventi sono da cercare nelle scelte di politica estera dello Stato francese.

 Alla luce dell’ennesima ferita inflitta alla Francia, che idea ti sei fatta tu della situazione ?

 Pur cercando di evitare la psicosi collettiva, dobbiamo cominciare a pensare che attacchi del genere non sono né fortuiti né tantomeno eccezionali. Bisogna interrogarsi sull’ingerenza francese in termini di politica estera e abbandonare l’idea di una politica condotta sotto il segno del colonialismo, il cui specchio per le allodole è la presunta volontà di esportare la democrazia altrove. La democrazia non si insegna con le bombe. Anzi, credo che la democrazia non si insegni, tout court.

A parte questo aspetto, bisogna ugualmente arginare tutti i propositi razzisti la cui matrice è l’estrema destra. Insegnando all’università è questo il messaggio che cercherò di veicolare.

 Pensi ad un tuo ritorno in Italia ?

 No.

[ads2]