18 Aprile 2020

Onlus Tabita regala 1,7 quintali di pesce in beneficenza

Onlus tabita pesce fresco napoli

L’associazione TABITA ONLUS di Volla dona 170 kg di pesce in beneficenza, per le famiglie bisognose

NAPOLI – Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus le associazioni di volontariato (Onlus) danno del loro meglio per essere vicini a chi ne ha bisogno. Ogni giorno danno aiuti preziosi donando beni di prima necessità ai più bisognosi.

Questa mattina gli operatori del mercato di Volla hanno donato all’associazione ONLUS TABITA (nel comune di Volla) 170 chili di pesce fresco. Gli operatori sono andati dalle famiglie nei Quartieri Spagnoli, portando con loro 130 buste. Questa mattina Domenico Pazzi (conosciuto come Mimmo) si trovava davanti alla pescheria «O’ gemello» della famiglia Mattiucci, in vico Sant’Anna di Palazzo. Racconta orgoglioso il lavoro della sua Onlus di periferia, che opera soprattutto al centro storico, a Pianura e a Gianturco.

« Ci occupiamo di solito di persone senza fissa dimora o tossici » – racconta – « in questo periodo portiamo le spese a casa grazie alla sensibilità di tanti, tra cui i negozi dove compro i beni di prima necessità. Così ora portiamo il cibo e la parola di Dio nella casa delle persone». Mimmo non è solo, sono cento i volontari che lo accompagnano nel lavoro tra i Quartieri Spagnoli, e quindici invece operano tra Pianura e Gianturco. 

A disposizione questa mattina 50 chili di alici, 70 chili di pesce misto e 60 chili di cozze. È stato un risveglio particolare molte famiglie napoletane. «La situazione, più passano i giorni – spiegano i volontari ai microfoni di Anteprima24 – più diventa difficile». 

Sono molte le persone che in questo periodo ricevono l’aiuto della Onlus. Coloro che sono rimasti senza niente come coloro che per anni hanno lavorato a nero in bar, ristoranti, pizzerie o pasticcerie. « Per loro è una catastrofe » – racconta Mimmo – « Non hanno la cassa integrazione, non hanno soldi da parte. In tanti avevano vergogna di chiedere e per questo portiamo direttamente il cibo in maniera discreta a casa loro. I napoletani posseggono l’arte di arrangiarsi, ma ora non ci si può neanche arrangiare».

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